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Tommaso

Regia di Kim Rossi Stuart vedi scheda film

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La recensione su Tommaso

di supadany
5 stelle

Venezia 73 – Fuori concorso.

Kim Rossi Stuart, le donne e il cinema.

Dal suo esordio come regista, il sorprendente Anche libero va bene, sono trascorsi ben undici anni, segno che il popolare attore aspettava, e preparava, l’occasione adatta, il soggetto in cui credere ciecamente e sul quale riversare tutte le sue forze.

In attesa di interpretare un nuovo film, propedeutico (forse…) alla successiva realizzazione di un progetto più personale, Tommaso (Kim Rossi Stuart) viene lasciato dalla sua fidanzata Chiara (Jasmine Trinca), il che non fa che aumentare le sue insicurezze.

E’ fortemente attratto dal sesso femminile, ma trovare un’altra donna è più facile a dirsi che a farsi; prima di tutto tocca a lui, e solo lui, capire in che direzione vuole andare, cosa vuole ricavare dalla vita.

 

 

Desiderare ciò che non si può possedere e distruggere, con superficiale distanza emotiva, tutto ciò che si è conquistato sul campo, trovare scuse, inventate senza nemmeno rendersene conto, per proteggersi dall’esterno, da quel contatto che altrimenti finirebbe per soffocarlo.

Sono questi alcuni interessanti tratti tra i più evidenti di Tommaso, in perenne oscillazione tra una felicità da conquistare e un’instabilità sempre pronta a deflagrare, con il rapporto uomo-donna più in bilico che mai.

E’ piuttosto facile pensare che il popolare, e bravo (penso per esempio al suo Vallanzasca), attore si sia sentito vicino al protagonista che, nella sua marcata irregolarità, visto dall’esterno fa quasi tenerezza (ma il rischio che passi per ridicolo è elevato).

Purtroppo, la sua opera si articola come se si stesse muovendo sulle montagne russe, senza trovare un baricentro sostenibile; la profusione d’impegno è innegabile, la volontà di fare qualcosa di diverso è fuori di dubbio, la tragedia e la commedia si sormontano vicendevolmente, ma il controllo è difficoltoso.

Va detto che effettivamente la materia è tanto ostica quanto originale, che argomenti così sono poco battuti e che la volontà di mettersi a nudo e mostrare debolezze, così come nervi scoperti, merita un sincero applauso, ma si rischia veramente di debordare in ogni direzione.

Un personaggio così scombinato, con impennate espressive e improvvisi vuoti, è altrettanto difficile da mettere in scena e Kim Rossi Stuart perde in naturalezza sembrando spesso teatrale ed esageratamente concitato per quanto sia criticabile solo in parte; l’apporto del trio femminile è invece all’altezza senza troppi dubbi, ma se Jasmine Trinca, chiamata in causa solo all’inizio, e Cristiana Capotondi sono delle certezze, è la freschezza esuberante e incontrollabile di Camilla Diana a smuovere ancora di più le acque, con un personaggio che manderebbe in crisi ogni certezza, figuriamoci l’effetto che può produrre quando queste sono ridotte al lumicino.

Tommaso è una pellicola piena - che anche nella cattiva sorte può indurre a essere clementi, o in alternativa può fare arrabbiare sul serio - ragionata fino a passare per fittizia, con un finale che vuole elevarsi ancora più del resto, per esempio ricorrendo a insidiosi simbolismi, e una serie di difficoltà croniche (prima di tutto, di natura gestionali) che comunque non lo affondano come avrebbero potuto fare con titoli più banali (e magari più blasonati).

Vanaglorioso, contraddittorio, comunque singolare.

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