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Paterson

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

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La recensione su Paterson

di Piace91
8 stelle

Qualcuno un giorno mi spiegherà come fare a rendere straordinario un film dallo svolgimento che più ordinario e rituale non si può. Paterson ha un fascino incredibile. Nonostante la vita del protagonista ti venga mostrata giorno dopo giorno in maniera pressoché identica, non stacchi un attimo gli occhi dallo schermo: vivi della curiosità di vedere i piccoli avvenimenti, di ascoltare un nuovo dialogo e di scoprire chi si incontrerà il giorno seguente. In un film estremamente standardizzato a livello macro, è meraviglioso vedere quanto sia stimolante il livello micro. Perdonate il lessico da analista sociale.

 

Paterson vive a Paterson (già) e guida gli autobus di linea. Le sue cinque giornate lavorative ci vengono mostrate secondo uno schema sempre uguale: risveglio (biologico, senza sveglia), colazione, tragitto verso il lavoro, inizio turno, dialogo tra due passeggeri, ritorno a casa, serata al bar. Nel mentre, Paterson trova il tempo per annotare sul suo gelosamente custodito taccuino una serie di poesie, su ciò che vede e ciò che sente. Come un moderno Dante (figura che non a caso vediamo a inizio film) a bordo del suo Virgilio meccanico, Paterson gira per Paterson e mette nero su bianco i suoi pensieri e le sue emozioni nell'osservare i comportamenti di un'umanità con cui raramente entra in contatto. 

 

A casa lo aspetta la compagna, una bellissima Golshifteh Farahani con la passione per la pasticceria e la musica country, ma che spende le giornate a dipingere tende e suppellettili in bianco e nero. Tra questi comportamenti, a volte hai l'impressione che l'unico con un po' di sale in zucca sia il simpatico bulldog Marvin, molto espressivo e vero comic-relief, nonostante il film viva esso stesso di bellissimi momenti ironici. Forse proprio grazie alla loro stravaganza, riesci ad affezionarti moltissimo ai due giovani sposi e segui ogni loro piccola conquista, ogni loro piccola situazione con il massimo dell'entusiasmo. Forse perché nella loro semplicità e felicità speri di cogliere anche la tua. 

 

I riferimenti al doppio sono perenni e rappresentano il vero filo rosso del film: Paterson/Paterson, riferimenti verbali e visivi ai gemelli, due dita incerottate assieme di un personaggio importantissimo che comparirà alla fine, quando Paterson ne ha più bisogno. Quando finalmente si convince a pubblicare le sue poesie, arriva un imprevisto che mette a repentaglio l'equilibrio della sua vita. Sono poesie abbastanza rivedibili, non certo capolavori, ma qui sta il bello: sono poesie di un uomo comune, di un osservatore che trova grazie all'arte la meraviglia del suo vivere. Esattamente come il film in sé: ordinario e straordinario, schematico ma totalmente libero. Jim, vecchia volpe... 

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