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Man in the Dark

Regia di Fede Alvarez vedi scheda film

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La recensione su Man in the Dark

di mc 5
10 stelle

Non avrei mai pensato di cogliere in piena estate un horror egregio come "The Witch". E allo stesso identico modo adesso mi càpita tra capo e collo così, a cavallo tra la fine di una stagione cinematograficamente morta (decisamente) e il timidissimo e lento avvio di quella nuova, questo "Man in the dark" che io reputo un autentico gioiello. Girato da dio, recitato alla grande e molto molto efficace. Davvero intriso di suspense, colpi di scena, soluzioni repentine, svolte improvvise, finali che si affastellano e soprattutto -che per un thriller horror è una mano santa- una tensione spaventosa distribuita quasi su tutta l'ora e mezza del film, scarsa ma densa di emozioni e di suggestioni ansiogene. Da urlo la location -una vecchia casa isolata che diventa muto teatro di un incubo notturno, ma io ho gradito molto anche la breve fase iniziale, quella dove facciamo la conoscenza dei tre giovani ladruncoli protagonisti e dove ce ne viene presentato l'ambiente famigliare. La vicenda è presto detta. Detroit (Michigan) ci appare come una città morta, dove a dominare è il grigio di esistenze senza sbocchi (realisticamente, perchè a quanto ne so si tratta di una zona colpita dalla crisi di tante fabbriche di automobili che ha prodotto forte disoccupazione). E in questo opprimente scenario vivono tre giovani che si dedicano a furtarelli negli appartamenti lasciati temporaneamente vuoti da proprietari benestanti. Sono due fidanzatini piu' un altro che è segretamente (e timidamente) innamorato della ragazza. I tre si trovano di fronte all'occasione della loro vita: rapinare la casa di un vecchio non vedente (un sacco di soldi garantiti) e poi (teoricamente) via di corsa verso la terra promessa, la California del sole e del surf. Sì, sembra facile, come recitava un antico slogan di una marca di macchine da caffè. In quella spedizione notturna i tre incontrano la morte, nella persona di un veterano di guerra cui la sceneggiatura (sospensione dell'incredulità, ovvio, ma ci sta tutta, in un film così apprezzabile) affida potenzialità fisiche inesauribili. Lui non ci vede ma "percepisce" le presenze in modo impressionante e rovescierà il gioco. Sarà lui a catturare i tre sfortunati giovani e (uso il termine in senso vago e generalizzato per non spoilerare) a massacrarli. Dciamo che anche l'effetto horror-splatter è utilizzato con grande sapienza, senza mai debordare, ma sempre tenendo presente che -a mio modesto avviso- questo è un film girato bene, anche al di là del discorso del cinema di genere, che qui m'interessa fino ad un certo punto. Bravissimo il regista Fede Alvarez (che a suo tempo s'impegnò in un riuscito remake de "la Casa" di Sam Raimi (che qui è presente in veste di produttore). Un'occhiata veloce al circoscritto quanto perfetto cast. Citiamo uno dei tre ragazzi, il validissimo Dylan Minnette (visto mesi fa in "Piccoli brividi"). Ma i due che escono vittoriosi sono la graziosissima Jane Levy (interprete sensibilissima e molto espressiva per la quale prevedo un luminoso futuro) e infine il mattatore scatenato Stephen Lang, che nel ruolo del vecchio cieco è una vera macchina da guerra, una di quelle facce inquietanti che sarà difficile dimenticare. Ok, aggiudicato, buon film.

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