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L'incredibile vita di Norman

Regia di Joseph Cedar vedi scheda film

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La recensione su L'incredibile vita di Norman

di alan smithee
5 stelle

Norman Oppenheimer, ricco e solitario ebreo operoso ed instancabile nella New York di oggi, si ostina a portare avanti, quasi come fosse una missione di vita, strategie ed elaborati piani finanziari che consentano alle persone con cui viene in contatto, di lucrare approfittando di particolari circostanze, incognite di mercato, speculazioni studiate da parte di chi conosce il mercato e sa come cogliere l’occasione appropriata: lo fa per arricchirsi di conseguenza pure lui, certamente, ma anche perché questi suoi abili piani strategici consentono all’uomo di sentirsi vivo, parte integrante di un ingranaggio che altrimenti lo vedrebbe inesorabilmente messo a margine, come ha fatto la vita vera da un bel po’ di anni. Ecco allora che una ipotizzata operazione di cartolarizzazione di un debito dell’imposta sul valore aggiunto israeliana, mette Norman in contatto con un giovane esponente politico israeliano, che al momento sta attraversando un periodo buio o comunque non roseo della sua carriera, fino a poco tempo prima in ascesa irresistibile.

Norman arriverà al punto da azzardare un regalo – rivelatosi poi davvero costoso (un paio di scarpe di lusso in un negozio esclusivo della Grande Mela), ma destinato a diventare il tassello che permetterà al vecchio di far fortuna quando tre anni dopo, avrà occasione di ritrovare il suo uomo, ben più potente del recente passato, e disposto così favorevolmente con l’uomo, da diventare il suo più fido collaboratore.

Ma a quel punto districarsi in quella privilegiata ma complessa posizione, e le problematiche legate ad una serie di altre conoscenze (un sedicente nipote del nostro uomo, un rabbino energico e rissoso, un ricco uomo d’affari ed il suo premuroso assistente, più altri loschi figuri, risulterà quasi impossibile senza urtare gli equilibri globali di una economia ed una finanza influenzate in modo eccessivamente di parte.

La vicenda si snoda in modo piuttosto complesso e farraginoso, ma la circostanza di avere di fronte come protagonisti un Richard Gere davvero ottimo e perfettamente a suo agio nel ruolo, col suo cappotto un po’ consunto e la sua coppola demodé, fa sì che il film non sia proprio un’occasione perduta nel vuoto e nel logorroico evolversi di intrighi sin troppo complicati per essere seguiti con la lucidità del caso.

Di fatto erano anni che non trovavamo così in forma ed in parte l’attore, che qui sfodera anche a livello di espressione e mimica facciale, con quella capigliatura da Principe Carlo canuto, nuove e piacevoli inflessioni, tanto da dar vita ad un personaggio che ci piace seguire a prescindere da tutto ciò di non particolarmente accattivante che lo circonda, e che rende piuttosto pesante l’andamento narrativo della vicenda.

Nel cast di ottimo livello, segnaliamo la presenza di Lior Ashkenazi, star israeliana piuttosto nota anche in Europa (tra i suoi film più riusciti segnalo "Matrimonio tardivo"), che sarà possibile vedere in futuro nell'ottimo Foxtrot, visto in Concorso a Venezia 2017, del regista già Leone d'oro per Lebanon.

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