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Carnage Park

Regia di Mickey Keating vedi scheda film

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La recensione su Carnage Park

di maurizio73
6 stelle

Survival-horror indie nella forma di un esplicito omaggio all'exploitation anni 60-70 in una rutilante messa in scena tarantiniana che lo splicing del montaggio ed una irresistibile colonna sonora di pezzi d'epoca (blues,pop, rock,country) trasformano in una allucinata sarabanda persecutoria che ripercorre tutte le tappe dal rape and revenge.

Sequestrata dopo una rapina in banca e trascinata dal malfattore sopravvissuto alla morte del compagno in una sperduta landa deserta, la fiera e coriecea Viviane dovrà vedersela con un folle reduce del Vietnam che ha recintato la sua vasta prorpietà con il filo elettrico e spedisce al creatore chiunque osi avventurasi oltre quel valico. Il belligerante psicopatico però, fa l'errore di sottovalutare la sua debole preda.

 

locandina

Carnage Park (2015): locandina

 

Dopo l'esordio con gli slasher-horror citazionisti e ammiccanti di Ultra Violence, Ritual e Pod e l'incursione nello psyco-trhiller hitchcockiano di Darling, il giovane Mickey Keating scrive e dirige un survival-horror indie che, se non originale nel soggetto e nella trama, lo è senz'altro nella forma di un esplicito omaggio all'exploitation anni 60-70, recuperando da un lato la grottesca rappresentazione di un fatto di cronaca nera ambientato nel 1978 e dall'altro esasperandone una dimensione politica e culturale in cui l'epica di una frontiera da difendere con le armi e la violenza si fonde con lo spirito reazionario di chi fraintende le proprie turbe sociopatiche con la missione che un Dio livoroso e spietato ha assegnato all'unico seguace di una esclusiva cerchia di miscredenti del sogno americano (Red State - 2011). Se Dio è morto insomma, l'Uomo non se la passa meglio e l'unico culto rimasto sembra quella che la Rifle Association lascia amministrare ai detentori di fucile alle prese con la difesa del proprio territorio; che sia il giardino di casa, una comunità di invasati od un pezzo di deserto eletto a Stato privato poco importa: una Nazione nella Nazione in cui nemmeno l'ufficio dello sceriffo è autorizzato ad accedere e dove chiunque si azzardi ad entrare diventa la carne da macello del un parco a tema del titolo. Fosse tutto qui il merito di questo filmetto da Sezione horror del Sundance ci sarebbe di che storcere il naso, ma la caccia sadica alla Magnifica Preda di una Ashley Bell rapita appena prima di cedere al compromesso usurario della solita banca di provincia ("Well, there's always the local burlesque house" gli propone il direttore come alternativa alla concessione del fido) sembra il pretesto di una rutilante messa in scena tarantiniana che lo splicing del montaggio ed una irresistibile colonna sonora di pezzi d'epoca (blues,pop, rock,country) trasformano in una allucinata sarabanda persecutoria che ripercorre tutte le tappe dal rape and revenge, dagli sconfinati orizzonti desertici da sorvegliare tramite un mirino telescopico alla trappola per topi di un dedalo cunicolare delle gallerie di una miniera da attraversare a ritmo di grammofono. Certo ricorda un pò il recente e non certo glorioso Beyond the Reach (con un imbolsito ed improponibile Micheal Douglas nella parte del sadico aguzzino), ma ricorda anche molti altri e ben più valorosi reperti cinefili da frullare in un calderone che sa essere sorprendentemente originale e divertente. Per chi non è d'accordo con questi argomenti comunque, la non magra consolazione di una durata contenuta (solo 80') in rapporto all'esiguità della trama. Di questi tempi non mi pare poco. Ashley Bell sensuale e convincente, complice il fascino tanatoerotico di mise&moine, ed un Pat Healy che ha la faccia di psicopatico come gliel'ha regalata mammà. Presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2016 e successivamente al South by Southwest 2016. Distribuito negli Usa dal 1 Luglio.

 

"Quando il sole sorge, non importa se sei un leone o una gazzella: è meglio che cominci a correre." - William Shakespeare

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