Regia di Victor Zarcoff vedi scheda film
Una giovane coppia in attesa di erede, si trasferisce a vivere in affitto in una bella villetta con piscina, così graziosa ed accattivante che la presenza decisamente poco gradevole dell'inquietante, e pure poco pulito proprietario, sembra non importare troppo, né tantomeno scoraggiarli nella scelta dell'immobile.
Li vediamo arredare casa, invitare gli amici, vivere una vita di lavoro e routine quotidiana che ci pare contraddistinguere una coppia serena e realizzata. In realtà invece, scopriamo che il giovane maritino ha avuto e gestisce almeno una tresca clandestina con una biondina collega, e che i rapporti dei due coniugi erano agli sgoccioli, fino almeno alla notizia dell'attesa dell'erede, circostanza che ha indotto la coppia a tentare di riprovarci. Ma questo è nulla, al confronto di ciò che noi spettatori veniamo a sapere sulle piccanti e ambigue abitudini del laido ed impresentabile padrone di casa.
Costui ha collocato in ogni stanza, ed in diversi punti nascosti, uno svariato numero di telecamere (il titolo ci informa di quante sono, altrimenti non ci saremmo potuti ad arrivare), e si diverte tutto il giorno a spiare morbosamente il ménage familiare della coppia: finendo anche per scoprire le tresche del maritino all'insaputa della moglie, e a dover gestire in più anche l'amante dell'uomo fedifrago.
La situazione precipita, il padrone di casa si trova costretto ad imprigionare l'amante in uno sgabuzzino, mentre dubbi sempre più inquietanti cominciano a balenare nella mente dei due coniugi, soprattutto in capo alla donna incinta, vittima solenne e sacrificale di tutta la vicenda.
La situazione degenererà fino ai limiti del gore più sanguinolento, ed un finale piuttosto aperto e con sberleffo, si lascia il posto per eventuali possibili ritorni in scena, tenuto conto che il personaggio dello storpio, puzzolente, malvestito e goffo padrone di casa, appare tra tutti il più riuscito, e pure degno di diventare un oggetto di culto horror. Lo interpreta con istinti ferini e atteggiamento fieramente animalesco un bravo ed inquietante Neville Archambault (notevole con quel suo sguardo perverso perennemente allucinato, con quegli occhi ingranditi dalle lenti da astigmatismo e le gote butterate da chissà quale malattia trascurata), padrone a pieno titolo della scena, mentre decisamente più incolori e qualunque appaiono i contributi dei due protagonisti principali, PJ McCabe e Brianne Moncrief.
Tra i comprimari, scorgiamo invece, nei panni del marito di una coppia amica dei nostri due protagonisti tormentati ed in crisi, quel Jim Cummings che ha esordito quest'anno con il tenero Thunder Road, e qui impegnato anche nelle vesti di produttore esecutivo.
Un horror medio, senz'altro a bassissimo costo, diretto senza particolare verve da un esordiente di nome Victor Zarcoff, che purtroppo impiega sin troppo tempo per ingranare, salvo poi non badare più ad alcuna remora quando la violenza inizia a scattare e a divenire padrona dell'agire del nostro incallito guardone.
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