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Regia di Shion Sono vedi scheda film

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Barone Cefalu

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tag

di Barone Cefalu
6 stelle

Tag, ovvero il fumo negli occhi. Fumo negli occhi perché la memoria è qualcosa di importante, anzi fondamentale, e non mi sembra corretto infarcire di estetismi in parte algidi, un film che tratta temi comunque già ampiamente trattati in passato, senza che si abbia un consistente passo in avanti. Anche la rivelazione finale è quanto di più stupido e nipponico (nel senso commerciale del termine, amo il cinema orientale di qualità) si possa trovare. Quindi dà abbastanza rabbia vedere un regista che con mano esperta cerca di annebbiarci, di calarci in una trama che trama non è, in emozioni distanti, futili e spesso grottesche.
Non si può descrivere il film senza svelare nulla della trama e del finale, quindi chi ha il forte desiderio di guardare il film, può anche interrompere la lettura.


Ci tengo a dire subito che Tag è una critica, anche abbastanza severa, al mondo maschilista giapponese, al mondo videoludico e non. La società nipponica è sempre più gravida di videogiochi, manga, film di animazione (anime) ecc dove la donna, incarnata nel ruolo di eterna liceale con camicetta bianca abbastanza sbottonata, gonnellino a quadri e mutandine bianche, è la fantasia più ricorrente in una società maschile e maschilista che spesso non nasconde la sua morbosa attenzione per le giovani e giovanissime fanciulle. Nei videogiochi si può assistere ad una parte di queste insane deviazioni. Basta andare su YouTube e cercare un filmato del videogioco Yandere Simulator, perché sia ben chiara la trama di almeno metà del film.
Mitsuko, la protagonista del film, è l'incosciente protagonista di un videogioco. Nell'idea dello sceneggiatore, e del romanzo da cui è tratta la storia, in un (malatissimo) futuro dominato dagli uomini, i videogiochi rasentano la realtà. I personaggi (esclusivamente femminili) vengono creati dal DNA dei defunti. Mitsuko e le sue amiche fanno parte di un passato remoto, ma vengono riportate in vita da un anziano programmatore rendendole protagoniste in un mondo digitale al femminile.
Mistuko è ignara del suo destino, inconsapevolmente manovrata, si trova a dover vivere diverse situazioni. Passerà dall'esser una liceale, in cui dovrà sopravvivere ad un vento assassino ed a professoresse armate fino ai denti, a sposa che giunta all'altare dovrà difendersi dalle invitate (esclusivamente donne) che la forzeranno a sposarsi con un cinghiale. Saranno un paio di amiche, probabilmente riesumate anche loro digitalmente, che la guideranno verso la verità, sconcertante e ridicola. Mitsuko è l'eletta, la protagonista che grazie al sacrificio delle sue compagne riuscirà ad infrangere le barriere tra il digitale ed il reale. Il sogno del programmatore si avvera. Al suo cospetto e del figlio, in un mondo senza donne, Mistuko potrà unirsi e decidere se procreare, o porre fine al disegno dell'uomo.

L'idea, per quanto assurda, poteva esser realizzata in maniera più efficace. Invece il regista sceglie di alternare lunghi e noiosi momenti splatter a pochi (purtroppo) momenti di riflessione (molto belle le musiche), in cui la protagonista cerca di ricordare, di ritrovare la propria identità. L'aspetto abbastanza riuscito, ma che avrebbe potuto essere ancor più marcato fin dall'inizio, è quello critico. Mitsuko vive in una società muliebre che è proiezione dei desideri morbosi degli uomini giapponesi. Le ragazze vengono rappresentate sempre in atteggiamenti ambigui, che spaziano dagli sguardi maliziosi tra le studentesse, che non stentano a metter in mostra le proprie fattezze, l'ossessione maniacale per le mutandine, ad esser esclusivamente oggetti sacrificabili, carne da macello nelle fantasie più estreme.
Il film, nelle problematiche affrontate, dell'identità di esseri creati o proiettati in un mondo diverso (digitale), mi ha fatto pensare subito a Nirvana di Salvatores, film precursore ed ingiustamente sottovalutato, ed a Tron, ma in parte anche a Strange Days, Johnny Mnemonic e Blade Runner. So che molti di questi temi si ispirano al manifesto cyberpunk di Gibson, Neuromancer, ma purtroppo non l'ho ancora letto. Inoltre mi ha fatto pensare al meno famoso, ma più interessante film francese del 2004, Innocence, che consiglio.

Carina ma superflua la citazione iniziale di Shining, con ripresa a volo d'uccello tra le montagne, mentre il bus di studentesse si dirige "verso un hotel".

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