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Un gioco estremamente pericoloso

Regia di Robert Aldrich vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un gioco estremamente pericoloso

di rocky85
7 stelle

“Gli spagnoli muoiono di crepacuore. I francesi di cirrosi. E gli americani muoiono di entusiasmo”.

“Gli spagnoli muoiono di crepacuore. I francesi di cirrosi. E gli americani muoiono di entusiasmo”.

Los Angeles. Il tenente di polizia Phil Gaines (Burt Reynolds) convive con Nicole (Catherine Deneuve), prostituta francese d’alto bordo con la quale sogna di trasferirsi un giorno in Italia. Durante l’indagine sulla morte di una giovane ventenne, Phil scopre che la morte della ragazza è collegata ad un giro di prostituzione e di pornografia del quale fa parte un facoltoso e importante cliente di Nicole. Incerto sul da farsi, pressato dal capo della polizia Santoro (Ernest Borgnine) che vuole archiviare il tutto come suicidio e dal padre della ragazza (Ben Johnson) che invece vuole sia fatta giustizia, Phil saprà fare la scelta giusta.

“Non lo sai dove vivi, Marty? Non ti guardi mai attorno? Vivi in un paese sottosviluppato con la televisione a colori!”

Robert Aldrich alza il tiro, non fa più sconti e pronuncia a chiare lettere l’obiettivo della sua invettiva. Come nelle sue opere successive (Ultimi bagliori di un crepuscolo, I ragazzi del coro, California Dolls) il mirino è l’America: la buona morale a stelle e strisce e il miraggio del sogno americano che cozzano col marciume di una società laida e corrotta. “Tutti si vendono” è la risposta amara di Phil a chi gli ricorda che la sua compagna è una prostituta. Un gioco estremamente pericoloso (Hustle) viene spesso bollato dalla critica come un Aldrich minore. È pur vero che non rientri nelle sue opere migliore, ma è necessaria in questo caso una rivalutazione. Il Robert Aldrich degli anni Settanta si è ormai radicalizzato in un pessimismo estremo, contraddistinto da una fiducia nell’umanità ridottasi ai minimi termini. La sua crisi esistenziale si ripercuote sul suo cinema sempre più onesto e malinconico, pronto ad abbracciare toni apocalittici e/o grotteschi come extrema ratio. Aldrich inoltre ricongiunge i suoi legami con il cinema europeo, e in special modo con quello francese. La scelta di Catherine Deneuve come co-protagonista, la sequenza nella quale Phil e Nicole vanno a vedere al cinema Un uomo, una donna. Ma soprattutto Hustle sembra un polar, con i suoi toni cupi e disincantati che non prevedono lieto fine. E con il ritratto, ben reso da Reynolds anche co-produttore, di uno sbirro stanco e disilluso che rimanda a quelli interpretati dai vari Gabin, Ventura o Delon.

“Io sono un po’ all’antica. Sono uno studioso degli anni Trenta. Adoro gli anni Trenta, Cole Porter, Dizzy Dean, aria pulita, acqua pulita, le ragazze venivano trattate con rispetto”. Pessimista e rinunciatario, a differenza del collega impulsivo e violento, Phil vive uno stato di indecisione emotiva che si trasporta nel lavoro e negli affetti. Finché, sempre più disgustato da quello che lo circonda, decide finalmente di fare qualcosa per tutti quelli che sono “nessuno”. Perché prima o poi “arriva il momento in cui uno deve tentare di vincere la balena”.

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