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Balla coi lupi

Regia di Kevin Costner vedi scheda film

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Scarlett Blu

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La recensione su Balla coi lupi

di Scarlett Blu
10 stelle

Grande prova attoriale e registica di Kevin Costner, unica e irripetibile. Film maestoso e bellissimo che omaggia i grandi classici del passato, presentandoci un punto di vista quasi inusuale, tutto dalla parte degli indiani e della loro cultura. Un messaggio più che mai attuale.

 

Con piacere rinnovato, ho rivisto l’ennesimo passaggio su Sky di questo film western, che omaggia i grandi classici del passato con una storia intensa che vuole essere una sorta di riscatto per il popolo degli Indiani d’America, - a cui gli uomini bianchi, ritenendosi più “civilizzati” hanno sottratto terre e libertà, - mentre racconta un’epopea da un punto di vista quasi inusuale.

 

In realtà, nei passaggi televisivi manca almeno una buona mezzora di film che svela e spiega meglio alcuni risvolti e dinamiche del rapporto che si instaura tra il protagonista John Dambar e gli indiani Sioux, ma il senso dell’opera rimane pressoché inalterato.

 

(Manca, credo, una versione blurey estesa del film, lacuna che spero venga presto colmata.)

 

Balla coi Lupi, magnifica prova attoriale e registica di Kevin Costner, rappresenta l’estremo limite, mai più raggiunto dal nostro attore/regista; il film, opera notevole sotto vari punti di vista, per l’impegno profuso e la cura dei dettagli, tra cui spicca il parlato della lingua originale dei nativi, che non mi ha mai annoiato nemmeno una volta, si porta a casa sette statuette tra cui, miglior film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, colonna sonora.

 

 

Non parlerò troppo della trama, penso abbastanza nota. Dirò solo che la storia del soldato John Dambar, isolato all’estremo limite della frontiera in un avamposto sperduto nel nulla, parla di tolleranza, comprensione, apertura verso gli altri, voglia di comunicare e capire chi riteniamo diverso, elementi indispensabili per abbattere pregiudizi e ignoranza; la ricompensa è un arricchimento personale e umano che non ha prezzo, un aprire gli occhi di fronte ad un mondo di cui tutti facciamo parte, una lezione di vita e di rispetto per essa, delle sue leggi che regolano l’equilibrio e l’armonia di tutto, in tutte le sue forme e manifestazioni.

Tutte cose che la cultura indiana, intimamente legata ai cicli naturali della terra, aveva capito benissimo, possidente di una sensibilità importante che è venuta a mancare nella civiltà moderna.

La civiltà dell’uomo bianco, che prende senza chiedere il permesso e si sente tanto superiore, con il suo progresso, con lo sfruttamento intensivo ed estremo di tutte le risorse, ha perso questi valori fondamentali alla vita; il messaggio del film è così attuale, se pensiamo che in questi giorni, per paradosso, una ragazzina svedese deve girare il mondo per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere ai potenti della terra di intervenire subito per fermare la nostra deriva, perché non abbiamo più tempo, il che probabilmente è vero.

 

 

Comprendiamo cosa fosse la caccia al bisonte per gli indiani dalla tristezza amara che emerge dalla scena degli animali straziati dalla crudeltà e ignoranza dei cacciatori bianchi, e quale differenza ci sia tra uccidere un animale per procurarsi il cibo per la sopravvivenza della propria gente (scena maestosa e spettacolare, ma priva di tristezza, una lotta necessaria tra preda e predatore) o uccidere un lupo - Due Calzini, altra scena dura e dolorosa - per fare il tiro al bersaglio. (Stesso messaggio che riprenderà James Cameron, per bocca della principessa Navi, nel suo colossal fantascientifico Avatar.)

 

Balla coi lupi, (nome Sioux che assumerà il protagonista rinato a uomo nuovo) riesce molto bene nell’intento, per me sincero, di scindere e confrontare queste due visioni opposte della vita, l’una profonda e rispettosa, e l’altra superficiale ed essenzialmente stupida.

 

Scene maestose, paesaggi di vaste praterie, personaggi memorabili come Vento nei Capelli, Uccello Scalciante, Dieci Orsi, delineati con precisione nelle loro personalità, la donna bianca Alzata con Pugno, figura di connessione tra due culture e donna amata dal protagonista, forse scontata, ma necessaria a gettare un ponte tra due estremi che hanno difficoltà a incontrarsi, addirittura comprendersi.

 

Un film che amo profondamente e che non mi stanco mai di vedere, per nulla noioso, nonostante la lunghezza.

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