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Le confessioni

Regia di Roberto Andò vedi scheda film

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La recensione su Le confessioni

di michemar
7 stelle

L’elemento thriller è solo un pretesto per Roberto Andò: il film è una spietata denuncia contro la creativa finanza degli economisti di stato che si traduce in una politica finanziaria criminale, che sacrifica i più deboli senza pietà. Il regista ci dice che quei lupi affamati sono anche profondamente vanitosi e ignoranti, e senza scrupoli.

L’elemento thriller è solo un pretesto per il bravo Roberto Andò: il film è una spietata denuncia contro la creativa finanza degli economisti di stato che si traduce in una politica finanziaria criminale, che sacrifica i più deboli senza pietà. Ciò che tende a dimostrare il regista è che quei lupi affamati sono anche profondamente vanitosi e ignoranti, e senza scrupoli.

 

Toni Servillo

Le confessioni (2016): Toni Servillo

 

Il perno centrale è un frate certosino di bianco vestito interpretato in maniera magistrale da Toni Servillo, che si dimostra ancora una volta un gigante della recitazione, solo apparentemente fatta di sguardi significativi e silenzi, perché poi in realtà, quando c’è da parlare non le risparmia a nessuno. Giunto a sorpresa nella riunione dei G8 in una località della Germania in riva al Baltico – esattamente a Heiligendamm, dove veramente nel 2007 si svolse un evento del genere -  ma espressamente invitato dall’organizzatore del gruppo, don Roberto Salus non solo crea scompiglio tra i potenti presenti, spaventati dall’”estraneo”,  ma diventa in quei giorni il detonatore di reazioni che loro stessi non si aspettavano. Anche perché pensavano di poter prendere le decisioni importantissime di cui all’ordine del giorno in totale segretezza, come una associazione segreta e fuorilegge. Che poi, almeno moralmente, è il messaggio che Andò vuol far passare.

 

Pierfrancesco Favino, Marie-Joseé Croze, Togo Igawa, Richard Sammel, Stéphane Freiss, Aleksei Guskov, John Keogh, Andy de la Tour

Le confessioni (2016): Pierfrancesco Favino, Marie-Joseé Croze, Togo Igawa, Richard Sammel, Stéphane Freiss, Aleksei Guskov, John Keogh, Andy de la Tour

 

Infatti se da un lato il frate è l’epicentro intorno al quale girano i personaggi, la spietatezza del modo in cui quegli economisti, banchieri e primi ministri degli otto stati devono prendere una grave e necessaria (per loro) decisione è il fulcro della situazione. Il loro è un potere enorme che però pare poggiare su materiale friabile e quindi eccoli quasi nascondersi in una località lontana dalla gente, distante dai bisogni effettivi del popolo, in un ambiente asettico, silenzioso e diafano. Paiono fantasmi, illusionisti, proprio come il fachiro illusionista che Salus trova all’uscita dell’aeroporto all’inizio del film. Potere e illusionismo, forza istituzionale e debolezza personale. Una debolezza d’animo che spinge il Presidente del Fondo Monetario Internazionale ad un gesto inaspettato e apparentemente incomprensibile, certamente tragico, definitivo. Il biancore dell’ambiente (frutto della fotografia di Maurizio Calvesi) teatro di falsità, ambiguità, di mancanza assoluta di sincerità, di sorrisi ipocriti domina continuamente la scena, ma quando ci ritroviamo nella sequenza del colloquio-confessione tra il frate ed il rappresentante italiano (Pierfrancesco Favino) piomba all’improvviso il buio, l’oscuro dell’anima che vuole liberarsi di pesi e segreti che zavorrano lo spirito di chi amministra, ben consapevole che ciò che decide non è quasi mai per il bene della collettività. Perché per rilanciare l’economia stanca che ammorba gli stati è necessario falcidiare i più deboli, per aumentare il PIL serve eliminare gli ultimi. E così il ministro italiano racconta particolari inediti e ignobili che affliggono la sua vita.

 

Pierfrancesco Favino

Le confessioni (2016): Pierfrancesco Favino

 

L’affondo finale Roberto Andò lo porta con una formula. Non con una formula qualsiasi, ma con una equazione che Daniel Roché (Daniel Auteuil), il ricchissimo presidente del FMI, padrone di casa, ha consegnato al frate Roberto. Cosa rappresenta quella equazione? Cosa nasconde la geniale formula? Risolverà per sempre i problemi di crescita economica dei Paesi in crisi? Ma soprattutto, cosa vuol dire? Il frate, che prima di prendere i voti era un matematico, la illustra agli otto esperti potenti e cosa ne viene fuori? Che, dopo un primo momento di silenziosa perplessità, ognuno di loro - sconsideratamente e spudoratamente – ha una risposta diversa, ognuno di loro la interpreta in maniera differente, come studenti sfacciatamente impreparati. Risposte diverse per una formula senza senso che non vuol dire assolutamente nulla! La sentenza di Roberto Andò è severissima: gente presuntuosa, vanitosa, potente e ignorante, che brancola nel buio più totale pur avendo un potere immenso. Potere che usano ma che è poggiato sulla loro incompetenza vanagloriosa, sul nulla. Come il fachiro-illusionista.

 

Toni Servillo

Le confessioni (2016): Toni Servillo

 

Detto così sembrerebbe un anonimo film piatto e monotono. Invece in maniera del tutto inaspettata interviene già nei primi minuti un elemento destabilizzante che dà un notevole scossone all’ambiente (fintamente) austero del convegno: un morto! Omicidio? Suicidio? Gli sguardi e i sospetti di tutti si rivolgono ancora una volta e ancora con diffidenza verso il bianco frate, ultimo ospite che ha visto e parlato per buona parte della notte con la persona ritrovata cadavere. Ecco allora che la vicenda si tinge di giallo, ma di un giallo anomalo, giusto per non creare clamore ad un ambiente, quello del mondo finanziario mondiale, che evita con cura scandali e notizie destabilizzanti.

 

Nonostante tutto ciò il film ha qualche evidente difetto. Nell’insieme sembra un po’ artefatto, non genuino, artificioso: pur di colpire l’obiettivo che il regista si era prefisso, i personaggi vengono disegnati troppo vacui, stupidi e senza un minimo di rimorso. Anche lo stesso imprevisto intoppo del ritrovamento del corpo esanime non pare molto integrato nel contesto; inoltre l’autore crea degli inaspettati duetti privati, dove la bella ministra canadese (Marie-Josée Croze) e un’affascinante scrittrice, anch’essa ospite nel lussuoso hotel baltico, Claire Seth (Connie Nielsen), diventano preda della caccia dei ministri più mascolini: diversivi nella trama che servono probabilmente solo ad allentare la morsa della tensione della situazione. Addirittura poi inutile e poco comprensibile la presenza dell’altro ospite, un musicista interpretato da Johan Heldenbergh (lo straordinario attore e cantante di bluegrass di Alabama Monroe), che si fa notare soltanto perché prova a flirtare con la bella scrittrice durante le lunghe e noiose serate nell’asettico hotel.

Marie-Joseé Croze, Johan Heldenbergh

Le confessioni (2016): Marie-Joseé Croze, Johan Heldenbergh

 

Connie Nielsen

Le confessioni (2016): Connie Nielsen

In buona sostanza un buon film, anche se dà l’idea di qualcosa che manca, di quel particolare che avrebbe permesso il salto di qualità, ma la sufficienza se la merita pienamente. Ciò che rimane allo spettatore è il duro j’accuse del regista verso il sistema finanziario internazionale, che secondo la sua teoria decide senza un minimo di compassione solo in funzione delle banche e sacrificando i ceti più deboli, che invece avrebbero più bisogno di interventi a loro favore: feroci e sorridenti, ricchi e spensierati. Su tutto e tutti però viaggia l’attore superlativo che è Toni Servillo. Gli si può perdonare qualche tic gigionesco, qualche minimo gesto clownesco, ma ogni suo gesto è una lezione, ogni frase pronunciata non la si poteva recitare meglio. Metà prestazione è realizzata dai suoi occhi, veri protagonisti nelle espressioni e nei leggeri sorrisi che dispensa con parsimonia. Credo che gli altri numerosi interpreti siano rimasti incantati da Servillo, così come noi spettatori.

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