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Lo zingaro

Regia di José Giovanni vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo zingaro

di hallorann
8 stelle

Renato Salvatori era un bagnino lucchese scoperto a Forte dei Marmi nei primi anni cinquanta, esplose nell’epocale POVERI MA BELLI di Dino Risi e nei vari seguiti di grande successo popolare. Aveva una bella faccia simpatica e movenze da attore nato nonostante venne doppiato fino alla metà degli anni sessanta. Indimenticabile accanto a mostri sacri e non ne I SOLITI IGNOTI di Mario Monicelli e in ROCCO E I SUOI FRATELLI di Luchino Visconti. Si dice che era una persona adorabile, semplice, poco colta ma curiosa e proprio per queste caratteristiche ben accolta e inserita tra gli intellettuali di via Veneto. Infatti ben presto la sua carriera prende una piega impegnata: UN GIORNO DA LEONI (N.Loy), LA BANDA CASAROLI (Vancini), I COMPAGNI (Monicelli), OMICRON (Ungaretti), UNA BELLA GRINTA (Montaldo). Imbolsito ma sempre affascinante, complice forse anche il legame (nato sul set di ROCCO) con Annie Girardot, da L’HAREM di Marco Ferreri in poi diventa il feticcio preferito del cinema d’autore italiano e francese. Significative le partecipazioni in Z – L’ORGIA DEL POTERE e L’AMERIKANO di Costa-Gavras nei panni rispettivamente di Yago un picchiatore fascista e del subdolo Capitano Lopez. Partecipazioni speciali nei CADAVERI ECCELLENTI di Rosi, IL SOSPETTO di Maselli, TODO MODO di Petri, L’ULTIMA DONNA di Ferreri e prima di ritirarsi deluso dal cinema prende parte agli OGGETTI SMARRITI di G.Bertolucci, alla commedia leggera ASSO di Castellano & Pipolo e agli ultimi film italiani di Bernardo Bertolucci LA LUNA e LA TRAGEDIA DI UN UOMO RIDICOLO. Morirà a soli 55 anni nel 1988. Nel 1972 fu uno dei finti amici del Daniele Dominici de LA PRIMA NOTTE DI QUIETE, capolavoro autunnale di Zurlini interpretato da Alain Delon coproduttore della pellicola che lo volle al suo fianco in quattro polizieschi tra cui LO ZINGARO di Josè Giovanni.





Sulle note di Django Reinhardt la cinepresa dall’alto riprende la costa francese a ritroso dal mare verso un accampamento di nomadi. La polizia cerca tra le roulotte Hugo Sennart meglio noto come “lo zingaro”, evaso dal carcere con due complici rapinatori. Cambio di scena, una banda sta scassinando una gioielleria con in testa l’esperto Yan Kuq che con precisione apre una cassaforte e la svuota di pregiati gioielli. La polizia per parola del commissario Blot ha due obiettivi prioritari catturare lo zingaro e sgominare la banda del furto di Kuq. Quest’ultimo dopo il colpo rientra a casa alle cinque del mattino e trova la moglie che parla male di lui al telefono con il giovane amante, la picchia e sul terrazzo lei lo ricatta e minaccia di buttarsi sotto. Per sbaglio lo fa. Il giovane amante è l’ispettore Marmil, uno degli uomini di fiducia di Blot. Intanto lo zingaro con i due soci Jo e Jacques ha due conti da regolare. Yan si rifugia nella stessa località dei tre evasi presso la locanda di una vecchia amica. La polizia individua i loro covi e le loro strade si incroceranno con sorprese e alterne fortune. Renato Salvatori nel film interpreta Jo il pugile, truand accattivante che studia l’inglese nei ritagli di tempo e che al termine della sua parabola alla lingua spagnola risponderà in tedesco! Il suo personaggio (come altri) è la cartina di tornasole dello stile del regista sceneggiatore, il quale trasforma la materia scritta da lui medesimo (il romanzo “Histoire de fou”) in un poliziesco con parecchie connotazioni letterarie venato di ironia, battute, e nel contempo rispettoso dei canoni del genere polar (pur andando oltre quella filosofia). La signorilità mista a rassegnazione di Kuq quasi giustificano le botte iniziali alla moglie fedifraga, il commissario graziato dallo zingaro “non uccido senza una ragione”. Figure romantiche da romanzo. Inoltre LO ZINGARO si distingue anche per la sensibilità verso il sociale, la comunità rom bistrattata ed emarginata a cui Hugo devolve tutto. Proprio il suo personaggio interpretato da uno straordinario Alain Delon ha delle sfumature malinconiche quasi toccanti specie quando dialoga con i bambini: solitario, ostinato e mai domo come il cinema del grande Giovanni.

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