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La grande scommessa

Regia di Adam McKay vedi scheda film

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La recensione su La grande scommessa

di marcopolo30
5 stelle

Ennesima storia basata sul crack finanziario globale del 2008. La complessità dei tecnicismi appesantisce la narrazione, e l'astuto escamotage della rottura della quarta parete riesce solo in parte a lenire tale problema. Straordinario il cast. VOTO: 5

La drammatica crisi globale del 2008 e i complessi (e marci) ingranaggi finanziari che la causarono sono stati portati al cinema da almeno una mezza dozzina di opere cinematografiche nel decennio successivo. “La grande scommessa“, per la regia di Adam McKay, è indubbiamente quello che è stato ricevuto meglio dalla critica, giungendo addirittura a ricevere cinque nominations agli Oscar (e vincendo quello per la miglior sceneggiatura non originale). Personalmente, dopo aver visionato quattro o cinque di questi film sono costretto a dichiararmi vinto, ammettendo che nessuno d'essi, ivi incluso questo di McKay, risulta essere un gran film, o anche solo un 'buon' film. Tutti (“Panama Papers”, “Money Monster”, “La Grande scommessa”, “Le Capital” di Costa-Gavras, ecc.) soffrono di un 'male' comune: cercano di spiegare alle masse temi finanziari decisamente complessi cercando allo stesso tempo di rendere scorrevole la narrazione. E tutti falliscono inevitabilmente su entrambi i fronti. Prendiamo “La grande scommessa”. Un quartetto di scafati brokers riesce a prevedere con anticipo l'imminente crash del mercato e decide di puntare, di scommettere insomma, né più né meno, contro il sistema. Vale a dire: il collasso di quanti più titoli possibili avrebbe garantito loro guadagni direttamente proporzionati alle perdite di milioni di investitori 'normali'. Questa in sintesi la trama. Detto così sembra semplice, ma per non perdere di realismo il film si addentra ovviamente in dettagliati tecnicismi che rendano l'effetto causa-effetto pienamente logico. Consci del fatto che buona parte del pubblico non afferrerebbe interamente tali concetti, McKay e il co-sceneggiatore Charles Randolph ricorrono all'astuto escamotage della rottura della quarta parete, con personaggi famosi che interpretando se stessi spiegano in parole più semplici quanto appena mostrato 'sul campo'. Un po' quello che facevano Banderas e Oldman in “Panama Papers”. Il problema è che tale escamotage se da un lato aiuta la comprensione, dall'altro spezza la narrazione. Non solo, sinceramente l'idea che in un film siano necessarie note a pie' di pagina per comprendere il significato credo sia implicita ammissione di non esser riusciti a realizzare un'opera pienamente riuscita. Detto ciò, “La grande scommessa” può contare su un cast fantastico: Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling, Brad Pitt, ecc. che riesce comunque col proprio charme a tenere a galla la barca.

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