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Mine

Regia di Fabio Guaglione, Fabio Resinaro vedi scheda film

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La recensione su Mine

di mc 5
5 stelle

Ricordo benissimo quando andai a vedere (era il 2010) "Buried-Sepolto". Ero fortemente dubbioso che fosse possibile reggere oltre due ore con un solo attore in scena e con un soggetto ridotto all'osso. E invce, vuoi per alcune trovate di sceneggiatura vuoi per un Ryan Reynolds assai motivato e volenteroso, ne uscì fuori un prodotto non male. Stavolta il progetto aveva caratteristiche analoghe. Là un poveraccio chiuso dentro una cassa e nient'altro. Qua un soldato americano nel deserto, completamente bloiccato in una posizione fissa, non può muoversi perchè si triva esattamente sopra una mina. All'inizio ha un compagno che perà muore nei primi 10 minuti perchè (ma guarda un po') salta per aria a causa di una mina a pochi metri dal protagonista. E per l'ora e mezza che ne segue vediamo (va da sè!) questo cristo che soffre, si arrovella, pensa e che ti ripensa, ma caro il mio soldatino un'ora e mezza e lunga e se gli sceneggiatori (che coincidono coi due registi) non sono dei geni (e non lo sono) affiora una noia indicibile. Certo, la suddetta sceneggiatura prevede che al poveraccio facciano visita (ma solo per prenderlo per il culo con discorsi ed atteggiamenti assurdi ai limiti del nonsense) un berbero e la sua piccola figlia. E lì giu' simbolismi -se mi permettete- "a cazzo" tipo un soldatino di gomma rinvenuto in mezzo alla sabbia che in realtà (secondo me) non vuol significare proprio nulla. Poi il patatrac arriva quando (verso la fine) esplode il delirio dei flashback famigliari (la moglie in ambasce e -che dio ce ne scampi- l'infanzia problematica del soldato disperato. Ed è anhe da questi flashback che emerge una cosa che non va bene. Una certa pretenziosità autoriale della coppia di giovani autori. Sì, perchè questo è un film costruito sul progetto -ambizioso!- di scavare fino al midollo nell'anima di un uomo solo e disperato che vede la morte in faccia. Ebbene, missione fallita. Per due essenziali motivi. L'attore protagonista (tale Armie Hammer, quello che interpretò "Lone Ranger") sarà pur bravino ma non è all'altezza di una simile performance per lui evidentemente troppo imitalianapegnativa. Ma anche i due autori-registi (entrambi di origine italiana) non sono all'altezza del loro difficilissimo compito. Con Ryan Reynolds sottoterra, lo ripeto, andò molto meglio. Tra noia ed ambizioni mal riposte, è un tentativo -certo, coraggioso- ma che resta solo un tentativo.

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