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The Invitation

Regia di Karyn Kusama vedi scheda film

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La recensione su The Invitation

di Utente rimosso (cinerubik)
7 stelle

Un thriller psicologico, strutturato con sagacia. Un film di parole e sguardi che con il suo incedere armonico, conduce lo spettatore in un tunnel di angoscia e dolore mai rimosso, fino al suggestivo e imprevedibile finale.

Una delle prerogative della Midnight Factory è distribuire nelle sale "Il male fatto bene" e far giungere al pubblico tutti quegli horror (e affini) che per motivi burocratici, logistici o semplicemente per essere stati accantonati da un marchio o da una società poi scomparsa, non hanno mai trovato spazio nei cinema italiani. Non poteva quindi passare inosservata (ai loro occhi attenti e competenti) questa pellicola di Karyn Kusama, al suo ritorno dietro la macchina da presa sei anni dopo la splatter/commedy Jennifer's Body.

 

The Invitation (coincidenza davvero bizzarra), è il terzo film consecutivo, alla cui proiezione mi trovo ad assistere, che dirama il suo intreccio partendo dall'elaborazione di un lutto (dopo i due horror The Boy e Somnia) e devo dire che lo fa in maniera molto originale, profonda e altresì inquietante e quasi asfissiante.

 

                                      

Tammy Blanchard

The Invitation (2015): Tammy Blanchard

 

 

Will (il Logan Marshall-Green di Prometeus e Madame Bovary) ed Eden (Tammy Blanchard), divorati dal dolore per la perdita del loro unico figlio, si sono separati e persi di vista. Per questo Will rimane sorpreso nel ricevere un invito di Eden a una "rimpatriata" alla quale parteciperanno ex amici che i due non vedono da oltre due anni. Per Will, che si presenta con la sua nuova ragazza, si tratta di un ritorno al passato nella casa dove lui e Edan hanno vissuto felicemente fino alla tragica morte del piccolo Ty. Come in ogni reunion ci sono ritardatari e "infiltrati"; come ad esempio Sadie, una giovane (apparentemente frivola) ragazza che vive con Eden e il suo nuovo compagno David; poi c'è Pruitt, misterioso amico di quest'ultimo. Esaurite premesse e convenevoli, il film parte in un crescendo ponderato di angoscia e claustrofobia, di porte chiuse a chiave e di cassetti aperti, in un insieme di accadimenti che lentamente aprono il sipario rivelando un finale disturbante e notevole. Will, il personaggio focale della prospettiva narrativa, resta affascinato, incuriosito e al tempo stesso infastidito dall'atteggiamento di Eden che sontuosa e radiosa, di bianco vestita come una moderna ed elegante Madame Perrot, sembra essersi lasciata ogni strascico del dramma alle spalle. Egli si dimostra quindi guardingo, indagatore e a tratti paranoico nell'alimentare la sua sensazione che qualcosa di strano stia per accadere in quella casa. Le sue riflessioni, in quel luogo intriso di ricordi ambivalenti, rendono il tutto una sorta di labirinto psicologico, dove tutto ciò che sembra chiaro nella sua mente viene messo in dubbio e ridisegnato continuamente.

 

La villa, assai lussosa, è il palcoscenico della vicenda. Un giocare a "nascondino" discreto tra angoli e ampie vetrate lascia trasparire cose che non andrebbero viste, mentre  gli interrogativi aumentano causando nello spettatore una certa apprensione. Un posto un tempo accogliente, che Will non riconosce. Un tetro "dietro le quinte" del passato, dove anche una boccaccia fatta davanti allo specchio solleva dubbi.

 

                                         

                                             

Logan Marshall-Green

The Invitation (2015): Logan Marshall-Green

 

La Kusama incentra la tensione sull'atmosfera amicale e domestica, sui primi piani, sul sorriso percepito "di troppo", sul "fuori luogo". Il film non è un horror ma un dramma dalle profonde implicazioni psicologiche, un thriller affilato come una lama, da maneggiare con cura. Tutto si muove lentamente e silenziosamente ma non a caso. Il disegno si compone e la "scacchiera" si macchierà inesorabilmente di rosso.

 

Quando il proprio figlio non può più essere salvato cosa si può fare per salvarsi? Ognuno potrebbe dare una propria risposta e The Invitation ce ne regala una drastica che non lascia per nulla indifferenti, tant'è che il mio giudizio non può che essere positivo poiché non capita spesso, al cinema, di alternare sospiri di sollievo a forti strette dei braccioli della poltrona. I titoli di coda concedono al petto di allargarsi in un respiro più ampio ma una buona dose di angoscia terrà compagnia ancora a lungo.

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