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L'ultimo valzer

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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Raffaele92

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La recensione su L'ultimo valzer

di Raffaele92
8 stelle

Il titolo prende spunto dall'ultima apparizione dal vivo dei The Band alla Winterland Arena di San Francisco il 25 novembre 1976, quando il gruppo fu accompagnato da artisti famosi quali, tra gli altri, Bob Dylan.

Opera immensa e toccante (che riscosse un grande successo nei festival e tra gli amanti della musica rock), girata da Scorsese con grande perizia tecnica e professionalità; non è il solito documentario-live da straight-to-video: ci troviamo di fronte a grande cinema.

C’è (paradossalmente) poco da dire su un film così bello: bisogna solo ascoltare (e guardare).

L’addio dei “The Band” altro non è che (simbolicamente parlando) l’atto conclusivo di un’epoca che andava incontro alla propria fine. E questo senso di nostalgia, di rammarico, di gioia e vitalità che nasconde un amaro sottofondo, nel film (quindi nelle performances) si percepisce eccome.

Si vive questa pellicola con lo stato d’animo di chi sta assistendo ad un ultimo atto, all’ultimo bagliore (magnifico, splendente, monumentale) di una luce divina.

Siamo infatti nel 1978: nonostante gli artisti partecipanti a questo film siano cresciuti e maturati attraverso la “Summer of Love”, Woodstock è finito da un pezzo; ma verso la fine degli anni 70, la musica e lo spirito – per così dire – folk sono ancora vivi. Il decennio successivo sarebbe arrivata la musica elettronica, nonché un ribaltamento netto di quei valori che i “figli dei fiori” hanno contribuito a creare.

Attraverso le canzoni di Bob Dylan, Neil Diamond, Eric Clapton, Joni Mitchell, Van Morrison (per citarne solo alcuni) e dei The Band si dispiega un flusso di pura emozione che però potrà essere apprezzato solo da fan e nostalgici di questo particolare universo cultural-musicale.

Rimane comunque una delle migliori opere di Scorsese.

Quando poi alla fine tutti i partecipanti si riuniscono sul palco per cantare “I Shall Be Released”, il regista italo-americano dà vita ad uno dei momenti più emozionanti di tutta la sua carriera cinematografica. E le lacrime scorrono copiose.

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