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Twinky

Regia di Richard Donner vedi scheda film

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La recensione su Twinky

di maso
6 stelle

Twinky in inglese significa merendina e Susan George in questo film è proprio una crostatina alla albicocca con quel visetto paffutello e la mini scartata, mi ha colpito tantissimo la sua caratterizzazione di questa adolescente tutto pepe che si innamora di uno spiantato ma affettuoso ed innocuo scrittore di romanzi sentimentali erotici molto più grande di lei che ha il volto innegabilmente inappropriato di Charles Bronson, fu proprio lui in un periodo di stallo professionale a proporre il film a Richard Donner che veniva dalla televisione e si stava facendo largo nella new wave dei registi a stelle e strisce, accettò non troppo convinto ma a mio parere se il film risulta interessante e divertente a distanza di quasi mezzo secolo dalla sua uscita lo si deve ad una regia vivace e cosa più importante mai banale che sottolinea una volta di più come il talento in una qualsiasi forma d'arte emerge fin dai primi tentativi di espressione del suo detentore, in più il tema trattato e i luoghi d'azione erano in quegli anni quanto di meglio un regista in cerca di consensi potesse volere.
L'inizio punta subito l'attenzione sulla Swinging London e il suo umore vivace dove si muove la scatenata Twinky con le compagne studentesse in bicicletta: marina la scuola e fa visita al suo innamorato Scott Wardman che a quasi quaranta anni non sembra aver chiaro come far lievitare la sua carriera un pò arenata di scrittore piccante ma ormai c'è Twinky insieme a lui e nonostante il gap anagrafico il loro amore è completo e fisicamente sperimentato, Donner in questa fase riesce con un pò di camera a mano e qualche trucco scolastico come il freeze frame a rendere romantica e solare una città grigia come Londra: notate il bellissimo tramonto a tinte rosa, le bilie dello snooker nell'appartamento, e come i palloncini in strada riescano a cambiare il tono dell'mmagine animata con puntualità dalla George che è sempre comunque il vero motore del film ad ogni suo snodo, in questa fase la scena si sposta per un istantaneo matrimonio in Scozia dove è possibile mettersi la fede al dito anche a sedici anni: la figura di Scott prende piede poco a poco partendo dall'inevitabile confronto con i famigliari di Twinky molto altolocati nella scala gerarchica sociale, fra loro l'unico che sembra non gradire è il padre mentre gli altri tra cui mamma Honor Blackman rimangono colpiti dalla dolcezza di Scott che prova un sentimento forte e sincero per la ragazza, questo aspetto del personaggio lo si deve all'indole di Bronson che era un uomo dolcissimo ed affettuoso che avrà sempre la mia stima a prescindere dal fatto che lo ho sempre considerato un attore poco espressivo in viso e ben più abile per le scene d'azione.
La strana coppia vola in America e qui Donner gioca in casa riprendendo con freschezza una New York in pieno sessantotto dove le difficoltà fra Twinky e Scott emergeranno tanto quanto quelle del film che va inevitabilmente in calando come la loro insolita relazione: la differenza di età a lungo andare scarica i suoi colpi di maglio e affonda anche i sentimenti più sinceri ma non la carica della George che come detto in apertura mi ha molto colpito proprio perchè il suo personaggio è completamente diverso dalla moglie frustrata e eroticamente deviata che interpretava in "Cane di paglia" a dimostrazione di come anche in questo caso le capacità di variare la personalità mantenendo le stesse belle forme e connotati siano doti preziose per un attore tanto quanto per una attrice.
Il sessantotto è un ricordo lolntano ma sempre vivo come questo piccolo film che cerca in parte di raccontarlo con tanta tenerezza e non è assolutamente da buttare.

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