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Vice

Regia di Brian A Miller vedi scheda film

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La recensione su Vice

di Ascasubi
3 stelle

L'autore di questo film non deve avere un alto concetto della natura umana: egli concepisce un grande parco di divertimenti in forma e dimensioni di città abitato da uomini e donne sintetiche, rifugio per i ricchi che possono dar sfogo delle loro voglie più perverse, quelle normalmente (e giustamente) vietate nel mondo comune. Perciò un buon approccio promozionale è quello di mostrare due bolsi individui che si "divertono" a fare i fuorilegge, ergo inscenano una rapina con tanto di omicidi. Così inizia il film. Così fin dall'inizio possiamo apprezzare (si fa per dire) la prova di Bruce Willis nei panni del cattivo: non un replicante, come il suo antesignano Yul Brynner ne "Il mondo dei robot", ma il freddo proprietario del gigantesco caravanserraglio per miliardari psicopatici; un individuo dotato del beneficio dell'ultima parola, ma non dell'eloquenza ne tantomeno della dinamicità: più o meno la stessa performance dello spot sulla telefonia.

Troppo scabroso sarebbe addentrarsi nelle perversioni dei clienti. Per questo film che ha persino la pretesa, nonostante tutto, di essere politicamente corretto, occorre addentrarsi immediatamente nella trama e nella umana difformità di una di questi cyborg. Si tratta di una ragazzina conciata alla Brigette Bardot, che non sogna pecore elettriche ma chiese squadrate e pappagalli in gabbia, che stanca di subire ripetute violenze si congeda dalla città finta ed entra nel mondo reale, un squallidissimo mondo reale. Troppo intrigante sarebbe il confronto con codesta genuina realtà, con le sue contraddizioni e con i suoi riti; lo sceneggiatore perciò opta per l'immediato ricongiungimento della pulzella col suo creatore-ingegnere-scienziato proprio all'interno della chiesa sognata ed inscena una specie di inseguimento a tra i due fuggiaschi, il poliziotto duro ma giusto, e gli scagnozzi umani della città sintetica.

L'autore di questo film non deve avere, inoltre, un alto concetto dei mitragliatori, non perchè letali, ma bensì inutili: quintali e quintali di munizioni riversate un pò dappertutto con pochi centri e molto rumore. Il film verte un pò su questo: sullo spreco delle munizioni; altri sensi non ne fornisce.

Persino la triste replica di Fantasilandia, rispetto alle performance sceneggiative, registiche ed attoriali di questo lungometraggio avrebbe ottenuto risultati meno noiosi e patetici. Del resto se dobbiamo immaginare un mondo di sogni basta apprezzare lo status di B.W. al quale basta inscenare statue di sale davanti a schermi di diverso formato,senza peraltro dovere tessere verbosi elogi di tonni in scatola, per essere sempre lui e trascinare ancora alla visione un pubblico destinato fatalmente alla delusione, un pò come i vicendevoli clienti di Fantasilandia. 

 

 

 

 

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