Regia di Jean-Paul Maas vedi scheda film
Antonio Cairoli detto Tony è nato a Patti, in provincia di Messina, nel 1985: quattro anni dopo cavalcava la sua prima moto da minicross, a vent’anni vinceva il primo titolo mondiale, classe MX2, al GP d’Olanda (ne seguiranno altri sette, con la Yamaha prima, poi con KTM). Talento naturale e puro, capace di risultati eccellenti perfino su piste tradizionalmente poco favorevoli ai piloti italiani, come quelle sabbiose, è anche incarnazione dello stereotipo sportivo del giovane rimasto coi piedi per terra, che non dimentica le umili origini e firma dozzine di autografi. La parabola del ragazzetto esile che dal profondo sud ha conquistato il pianeta è narrata in prima persona dal campione, dalla sua fidanzata Jill Cox (olandese, come la bandiera di questo documentario: Tony parla inglese con sottotitoli italiani) e da una serie di immagini di repertorio che raccontano la favola con qualche ralenti gratuito e tutta la retorica del caso. Oggetto (auto)celebrativo, confezionato a uso e consumo dei fan di Tony e del motocross, il doc assume i poco felici connotati dello spot quando l’idolo delle due ruote snocciola le marche dei suoi accessori favoriti (in sala, d’altronde, il film giunge accompagnato da un pacchetto pubblicitario che comprende più di un prodotto specializzato per gli amanti del motociclismo). Il cinema risulta non pervenuto, mentre i seguaci affollano le sale a prescindere, trovando conferma alla propria devozione in una meccanica ricostruzione cronologica delle gesta dell’eroe.
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