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Il nemico invisibile

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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La recensione su Il nemico invisibile

di alan smithee
4 stelle

locandina

Il nemico invisibile (2014): locandina

 

Nonostante la firma prestigiosa di Paul Schrader, sceneggiatore ancor prima che regista di rara acutezza, autore di script eccelsi e fondamentali lungo tutto l'ultimo quarantennio; nonostante la presenza in produzione di un autore cult come lo è il danese Nicolas Winding Refn (che pareva inizialmente dovesse occuparsi di dirigere anche il film), riuscire a digerire la balordaggine di questo “Nemico invisibile” risulta davvero un'impresa ardua.

Anche se si parte con le migliori predisposizioni, la doverosa (almeno per me) venerazione per il grande autore che molto spesso non si è tirato indietro di fronte a sfide impossibili o perdute in partenza (Dominion, prequel doppio e d'autore de L'esorcista è stato un fallimento ma non certo un film non riuscito o non affascinante, raro e dunque prezioso) e che proprio ultimamente ha fatto centro con il controverso, erotico e perverso, e inevitabilmente ottimo The Canyons, dando prova di non aver perso smalto e desiderio di combattere senza scendere a facili compromessi.

Anton Yelchin

Il nemico invisibile (2014): Anton Yelchin

Anton Yelchin

Il nemico invisibile (2014): Anton Yelchin

La storia di un eroe della Cia ritiratosi a vita civile a causa di una demenza precoce che lo ha colto ancora in età prepensionabile, probabilmente come frutto delle conseguenze anche psicologiche di una tremenda tortura subita sul campo da parte di un sadico aguzzino jihadista ritenuto morto per due decenni, percorre i binari di una caccia all'uomo senza tregua, che l'uomo ormai persegue come chiodo fisso, ideale totale di vita, o di quel che rimane di essa, aiutato e coadiuvato da un fedele giovane collega (il giovane promettente Anton Yelchin) e da una brillante e tenace poliziotta romena (la kieslowskiana Irène Jacob).

Nicolas Cage

Il nemico invisibile (2014): Nicolas Cage

Anton Yelchin

Il nemico invisibile (2014): Anton Yelchin

Sarà che Nicolas Cage riesce a rovinare tutto anche stavolta, sarà che la sceneggiatura balorda e avvitata su se stessa finisce per spossare anche gli animi più benintenzionati a salvare il grande regista da un grande bluff, ma come goccia traboccante ecco sopraggiungere il finale pulp e sopra le righe della lotta all'ultimo sangue tra due vecchi malati in perenne sfida tra di loro, che termina nel sangue in una scena pulp greve ed imbarazzante che ha il suo crudo epicentro nel dito del nostro sbalestrato ma irriducibile protagonista, infilato nell'occhio del suo mortale nemico per finirlo una volta per tutte: ne esce fuori un momento davvero il kitch, senza controllo, in una beffa chissà quanto involontaria che toglie il fiato, snerva, ci sfinisce.

Bizzarre e malriuscite anche le scelte di mantenere gli stessi attori ad interpretare due nemici a distanza di un ventennio, con Cage dai capelli tinti che pare più vecchio da giovane che quando appare ingrigito e delirante nei suoi tremori e nel suo sorriso incongruo tutto denti carnivori e digrignanti.

Trama complessa e tortuosa che non consente alcun approfondimento sui personaggi di un duello che avrebbe meritato di essere epico e snervante, ma resta confuso e banale. Oltre ai due contenndenti, i personaggi di contorno, pur avendo i volti intensi ed interessanti di Anton Yelcin e Irène Jacob, non riescono a farsi notare, ma denotano in più occasioni un imbarazzo quasi palpabile nel cercare di dare carattere ai rispettivi sbiaditi personaggi.

 

 

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