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All Cats are Grey

Regia di Savina Dellicour vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su All Cats are Grey

di M Valdemar
7 stelle




32 TFF – TorinoFilmLab

Nel buio delle verità ricercate, inseguite, nascoste, tutti gli individui sono grigie ombre proiettate da un senso di confusione e smarrimento. Condizione di chi, percorso da intimi moti istintivi che percepisce ma a cui non sa dare forma né spiegazione (anzitutto a sé stesso), si trova a girovagare per le vie stratificate della quotidianità.
Così fa Dorothy, quindicenne di Bruxelles, sveglia e inquieta come la giovanissima età spesso impone, che, mentre cerca di soddisfare i tipici bisogni adolescenziali di divertimento con l'amica smaliziata tra approcci amorosi e sballi, e di distrazione (anche dalla superficie laccata dalla famiglia perbene, da cui aumenta il distacco), mente alla madre, Christine (che mente a lei, non svelandole l'identità del suo vero padre) e s'interroga sempre più su chi sia lei, e di chi sia figlia, e quale sia il suo posto.

Manon Capelle

All Cats are Grey (2014): Manon Capelle

 

Bouli Lanners

All Cats are Grey (2014): Bouli Lanners


L'incontro con il maturo investigatore privato Paul, non casuale ma che in maniera casuale e imprevedibile si evolve, scuote questo nucleo emotivo fortemente turbato, fragile, fino a disegnare uno stranissimo ma bello e intenso rapporto padre/figlia, che tale, si scoprirà, non è.
Una relazione curiosa, caratterizzata da momenti di complicità crescente ma non priva di incomprensioni, contrasti, cadute (la fuga da casa di lei, finita poi in mani poco amichevoli in una discoteca, tratta in salvo da Paul), e che serve ad entrambi: è la storia di crescita e maturazione, di accettazione di responsabilità (individuali e verso i propri affetti) così come delle celate pieghe della realtà, per quanto pesanti e brutte possano rivelarsi.
Processo che coinvolge Christine, in apparenza ed inizialmente tenuta ai margini (del racconto e della figura centrale di Dorothy), poiché nell'elaborazione psicologica ed emotiva di eventi dolorosi legati al suo passato, troverà la porta di accesso ad un legame più profondo ed autentico con la figlia.
Tous les chats sont gris, piccolo film indipendente belga dalla lunga gestazione produttiva, segna l'esordio nel lungometraggio di Savina Dellicour, già attiva con corti ed in televisione; opera preziosa perché, oltre ad offrire uno spaccato di mondi poco frequentati, modella con spirito e tocco sincero, delicato, e mai pretenzioso, una materia largamente sfruttata al cinema e non solo. Un racconto lineare e di spessore, magari non particolarmente originale, ma che sa far vibrare le corde giuste, e condurre in una direzione precisa senza trucchetti e svolte artificiose. Ben girato, e interpretato (a Paul presta il volto il veterano Bouli Lanners, già visto in Un sapore di ruggine e ossa; l'interessante Manon Capelle è una convincente Dorothy), si avvale inoltre di un'ottima soundtrack di pezzi rock.

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