Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
L'amicizia tra Fulci e il "Celenta" ha fatto sì che il cantante lasciasse dirigere il film al regista. Il film è un vero e proprio musicarello, con una comicità da avanspettaccolo, qualche abbozzo di quella che sarà poi la comicità celentaniana, da allineare a quella di Jannacci, Gaber, Pozzetto e Cochi, ma che qui è ancora acerba o limitata ai pruriti di Celentano stesso. Il film passa tranquillo e piace per le belle canzoni che lo accompagnano e per vedere da giovani quei "ribelli" che oggi rimangono ancora nell'orbita del Clan e che, per i giovani come me, sono sempre stati visti coi capelli bianchi (vedi Dall'Aglio) o con parecchie rughe e barba (vedi Santercole e Detto Mariano). Forse la maschera comica più riuscita, tra le tante, è quella di Macario, mentre Celentano è ancora in fase embrionale e Nino Taranto segue un canovaccio sterile. Il Celentano che fa il suo sgraziato sosia è esilarante e fa le prove generali per "Bingo Bongo". Va notato che l'occhio di Fulci, nonostante si tratti di un musicarello disimpegnato, si fa notare nella costruzione delle scene e nel loro montaggio.
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