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When Animals Dream

Regia di Jonas Alexander Arnby vedi scheda film

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La recensione su When Animals Dream

di maurizio73
5 stelle

Rimangono solo la bella fotografia di nuvole basse sul mare del Nord, la peluria sulla schiena e le tette piccole della bella protagonista ad agitare i nostri sogni cinefili di una mostruosa liberazione sessuale in un clima più freddo. E proprio vero che tira di più un pelo di lupa che...

I disturbi lamentati dalla giovane Marie coincidono con le manifestazioni cutanee di una misconosciuta malattia autoimmune e con i sogni terrifici riguardanti una misteriosa e sanguinaria creatura umanoide. Con la madre costretta sulla sedia a rotelle ed un padre comprensivo e taciturno, il mistero che la riguarda sembra aleggiare come un'oscura maledizione sul villaggio di pescatori nel quale vive.

 

locandina

When Animals Dream (2014): locandina

 

Ma i licantropi sognano pecore...mannare?

 

Parafrasando un titolo che richiama la coscienza sopita di una dolorosa identità artificiale, il senso di questo horror sociale in un vattelappesca danese nel Mare del Nord potrebbe essere quello di una oscura metafora dell'adolescenza come angoscioso momento di trasformazioni psicofiche, piuttosto che il classico leitmotiv di un ostracismo culturale verso la diversità così caro alla letteratura ed al cinema romantico di ispirazione gotica. Il vero dramma ovviamente, è quello di tradurre temi e ispirazioni della più tipica antologia da The Curse of the Werewolf  nel contesto coerente di una isteria familiare sospesa tra credenze sovrannaturali e disturbi psicosomatici (Requiem), sviluppando un interessante incipit di esplorazione del proprio corpo e di scoperta delle sue sconcertanti potenzialità e concentrandosi magari sull'ambiente di una moderna insularità nordica che si traduce facilmente in arretratezza patriarcale e vessazioni sessiste a colpi di pesce in faccia (sic!). Tutto questo purtroppo rimane solo sulla superficie di un piccolo esperimento cinematografico che si converte rapidamente nella scontata vicenda da delitto e castigo con sottotesto romantico (l'uomo che accetta la maledizione della donna lupo si fa carico, ad onta del disgusto e della sofferenza, di garantirne la progenie) non priva di buchi logici ed inopinate accelerazioni narrative, che tira in ballo le suggestive location di una celebre località della costa danese nord-occidentale ed una storia di naufragi russi del tempo degli Zar (ogni riferimento è puramente casuale?). A parte lo schematico parallelo tra due vicende d'amore suggellate col sangue di una strage di rei sulle rispettive imbarcazioni (l'ultima una Zarina Cathrina diretta verso le coste degli odiati cugini svedesi), rimangono solo la bella fotografia di nuvole basse sul mare del Nord, la peluria sulla schiena e le tette piccole della bella protagonista ad agitare i nostri sogni cinefili di una mostruosa liberazione sessuale in un clima più freddo. Tra gli altri festival minori cui ha partecipato,sono le tre incredibili candidature al Festival di Cannes 2014 che ci lasciano veramente atterriti e sgomenti. E proprio vero che tira di più un pelo di lupa che...

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