La recensione su Anime nere

di champagne1

7 stelle

"Perché non vai sotto con le mie sorelle?"

"No, io laggiù non ci vado più .. a sentire le mezze frasi ... tutte le litanie.. io sono diversa: non sono come voi!"

"Perché?... come sei tu?"

Non importa se fanno affari ad Amsterdam con le più grandi organizzazioni criminali del mondo o se spadroneggiano nel milanese reinvestendo gli utili nell'edilizia. Il remote control di ogni operazione si trova in uno sperduto paesino arroccato sull'Aspromonte, ambiente in cui - nonostante la selvaggia bellezza della montagna e l'intenso fascino del borgo storico - non arriva certo alcun flusso turistico e la gente, sempre la stessa da generazioni, ha di fronte due prospettive per i giovani: la pastorizia o il reclutamento in una 'ndrina.

La trama non è opportuno neanche accennarla.

Ma quella emozione che il Regista sa trasmettere attraverso una fotografia che sa di bruciato, attraverso un sonoro di voci che risulta incomprensibile ai più (il dialetto calabrese è sottotitolato) e i rudi rumori di ambiente non edulcorati se non per brevi tratti dalla colonna sonora....

E' un'emozione aspra, che sa di sconfitta ... perché dà l'idea della ineluttabilità di certi fenomeni ormai inseriti in una cultura e una mentalità secolare difficile da infrangere ... Anche il personaggio di Luciano, che sembra l'unico alla ricerca concreta di un tipo di vita alternativa, dopo aver visto cosa è successo a suo figlio Leo, non sa fare altro che ricorrere alla arcaicità dei comportamenti noti senza prevedere alcuna alternativa. Il che è un dramma nel dramma....