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La prochaine fois je viserai le coeur

Regia di Cédric Anger vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La prochaine fois je viserai le coeur

di fratellicapone
8 stelle

...un uomo double-face: poliziotto e serial killer!

E’ un film sulla lucida follia di un assassino seriale che di mestiere fa il poliziotto. Si tratta di una caso accaduto in Francia alla fine degli anni ’70 e ricostruito fedelmente, così esordiscono i titoli, sulla base della documentazione dell’epoca. E’ un buon film, realizzato con mestiere e ben interpretato da Guillame Canet che nel film è Frank Neuhart, il poliziotto dalla doppia personalità. In effetti la personalità pubblica di Frank è quella di un poliziotto pignolo, pedante con i suoi colleghi ma è stimato dal comandante del commissariato in cui lavora. La storia si svolge da qualche parte in una piccola cittadina francese probabilmente, dal clima e dai colori, nella zona del nord della Francia. E’ una paese molto tranquillo in cui è normale per una ragazza all’uscita di scuola chiedere e accettare un passaggio in macchina da uno sconosciuto. Frank vive da solo, dorme in una tenda messa nella sua stanza, si sottopone a pesanti gesti ai autopunizione (flagellazione, bagni gelati, cilicio con un filo spinato ecc), ha molte armi in casa. L’esordio del film è con Frank che si veste di sera tardi ed esce in macchina e, perlustrando la zona, vede una ragazzina in motorino e la investe facendola malamente cadere. Questa è l’altra personalità di Frank, quella di un uomo che non ha alcun rapporto con le donne e non solo in senso fisico ma proprio un’incapacità patologica di rapportarsi al genere femminile e coltiva un odio profondo verso le donne e la sessualità. Però, in questo suo essere, il bisogno di cercare una donna da uccidere, investendola e poi, per evitare di fallire, sparando direttamente al cuore (come da titolo del film) genera in lui uno stato di necessità parossistica e, dopo il delitto, la corsa a casa a nascondersi ed autoflagellarsi. Salvo poi indossare la divisa e diventare l’uomo di legge che da la caccia al serial killer. In realtà l’impulso omicida che si scatena improvviso non ha un rituale preciso come sarebbe da aspettarsi in un soggetto come Frank ma avviene con una fase preparatoria (la ricerca di un auto da rubare, vestirsi in modo anonimo) molto semplice e poi, girando in auto, cerca la vittima e in macchina appena può le spara. Sangue dappertutto e anche indosso a lui. Butta la vittima dalla macchina come se fosse un sacco della spazzatura, fugge via, ripulisce come può la macchina e torna a casa ad autopunirsi. Questo meccanismo si ripete in tutti gli omicidi ma avviene sempre in modo casule ed imprudente. Probabilmente Frank si sente al di sopra di ogni sospetto (ovviamente senza nessun riferimento al grande film di Elio Petri) e questo lo spinge a inviare lettere alla polizia in cui descrive il senso delle sue azioni. Lo stile di queste lettere fa capire agli investigatori che chi le ha scritte è un poliziotto e, alla fine, verrà arrestato e rinchiuso in manicomio. L’aspetto più intrigante di questo film è come è reso il personaggio di Frank perché la macchina da presa è sempre su di lui in questa progressiva deriva verso una follia che invaderà tutto il suo essere e rimane per noi una persona malata e incomprensibile. Ottima la colonna sonora che aumenta la tensione e sottolinea lo stato psicologico di Frank.

 

 

PS: film visto in lingua originale con sottotitoli nella rassegna organizzata dal Centro culturale francese di Palermo che non ringrazierò mai abbastanza.

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