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Blackhat

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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Utente rimosso (SillyWalter)

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La recensione su Blackhat

di Utente rimosso (SillyWalter)
6 stelle

 

      Fare il giro del mondo indossando gli occhi di Michael Mann vale comunque il prezzo del biglietto aereo. Il regista ha come sempre un colossale senso dello spazio e le atmosfere notturne di Hong Kong, Kuala Lumpur e Jakarta (tra le altre) esaltano le specialità della casa (anche le musiche sono sempre quelle rarefatte e tensive di marca Mann). Per un crime movie che ha come ambientazione il mondo intero non saprei veramente pensare a nessun altro a cui mi affiderei più volentieri. Ma ovviamente c'è un MA.

 

Ritchie Coster

Blackhat (2015): Ritchie Coster

 

      La sceneggiatura (ad opera dello stesso Mann e di Morgan Davis Foehl) mi lascia piuttosto perplesso. Non credo sia possibile che il regista/sceneggiatore/creatore di HEAT non abbia tenuto nella giusta considerazione l'importanza di un antagonista ben disegnato. Eppure a conti fatti in BLACKHAT il criminale protagonista latita per due ore buone. Incrociamo i suoi galoppini, spesso quasi muti (alcuni durano anche poco), ma per il resto seguiamo tracce informatiche, giochiamo a nascondino nel ristretto perimetro del pianeta terra e del nostro uomo non vediamo neanche uno straccio di avatar.

 

      È probabile che nei piani del regista a coprire il ruolo di antagonista e "tirante" dell'azione dovesse bastare l'atmosfera di smisurata minaccia fantasma che fa da immaginaria cortina fumogena al blackhat, l'hacker cattivo. In linea teorica si può certo capire la portata suggestiva della rivoluzione criminale che si cerca di dipingere (e da cui Mann nelle interviste si è detto affascinato e per certi versi turbato). L'idea di una manciata di cybercriminali senza faccia che possano causare disastri atomici, cambiare l'andamento della borsa e rubare decine di milioni di dollari allargando il campo dell'investigazione all'intero pianeta è chiaramente qualcosa di grosso. È un mondo nuovo e amplia "la scala" del crimine (e del crime movie) ai limiti del possibile. Ma è forse anche una minaccia divenuta all'improvviso troppo astratta, informe e lontana per funzionare al cinema trasposta così com'è. Risulta impalpabile come una divinità ubiqua troppo diluita o come un fantasma in tempi di mostri e serial killers ("ghostman" si firma Hemsworth in una scena, scrivendo al vero fantasma del film...). Le storie dell'uomo hanno come sempre bisogno di dare corpo agli dei, corna (o vomito verde) al diavolo, volti al male e agli incubi. Ed è difficile far crescere il pathos della sfida quando il tuo sfidante è un monitor. Credo che questo sia ancora un nodo irrisolto nel crime movie di matrice informatica. Un hacker è il grado zero di azione e personalità e, per quanto realistico, è davvero poco scenico impugnare un laptop al posto di un'arma. Ci sarà un motivo se ancora non siamo stati sommersi da affascinanti e realistici ritratti di cybercriminali...

 

Chris Hemsworth

Blackhat (2015): Chris Hemsworth

Chris Hemsworth, Michael Mann

Blackhat (2015): Chris Hemsworth, Michael Mann

 

      Di sicuro qualche decisa modifica al plot avrebbe giovato, se non altro per far sobbollire il senso di pericolo in attesa delle scene clou più fisiche e sanguinose (che pur ci sono e funzionano). Forse anticipare ed estendere i problemi tra Hemsworth e i federali che lo accompagnano (che nel film rappresentano una parentesina minima) o farne un hacker dalla morale più ambigua o inventarsi un qualche contrasto interno al gruppo investigativo in modo da movimentare una prima parte troppo poco pervasa da questo "smisurato" pericolo di cui si vocifera. Ed anche così il peccato originale del "nemico senza volto" resterebbe comunque. (A pensarci l'unico esempio filmico che io ricordi di nemico senza volto veramente riuscito è il Kaiser Sose de I SOLITI SOSPETTI. Ma solo perché è un senza volto apparente che in realtà ha il volto a turno di tutti i sospetti, s'ingrossa delle gesta narrate lungo tutto il film e ovviamente quel finale ne consacra la grandezza sia reale che immaginaria. Ben altra dimensione rispetto al caso in questione.)

 

Wei Tang, Chris Hemsworth

Blackhat (2015): Wei Tang, Chris Hemsworth

scena

Blackhat (2015): scena

     

      Detto questo, il film si avvale comunque di un gran fascino visivo. Segnalerei il bell'inizio (anche se non del tutto originale, ma sviluppato in maniera originale), con le microarchitetture informatiche, un vero paesaggio da fantascienza anche piuttosto cupo. Come un nuovo mondo sotterraneo che forse meglio di ogni altra cosa dà corpo all'oscurità labirintica di questa minaccia su scala mondiale. Non mancano poi anche i crudi, potenti e scenicamente ineccepibili momenti "action" a cui Mann ci ha abituato (anche se immagino piogge di critiche e ironie sulla scena della sparatoria nel pieno centro di una processione che prosegue imperturbabile...). 

       Un'ultima nota (dolente) per i protagonisti. La coppia Chris Hemsworth e Tang Wei è una delle più gelide e male assortite che ricordi (e già la sto dimenticando). Mi sbaglierò ma credo che soprattutto Hemsworth, per dirla in gergo cinematografico, abbia due sole espressioni, quella a torso nudo e quella a torso coperto. Mann però si è detto convinto fin da subito che fosse giusto per la parte e che fosse proprio quello che cercava...

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