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Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick

Regia di Ron Howard vedi scheda film

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La recensione su Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick

di giorgiobarbarotta
8 stelle

Quando si parla di cinema popolare, nell'accezione più ampia della definizione, Ron Howard dimostra ancora una volta di essere un regista di ottimo livello. D'accordo: la scelta di non approfondire al meglio i caratteri toglie qualcosa a questo suo Heart Of The Sea, ma prediligere l'impatto scenico, l'azione e le immagini di vasto respiro restano pur sempre un approccio che sposa una linea commerciale a cui il pubblico di questi tempi è abituato. I produttori poi di certo non vanno troppo per il sottile, lo sappiamo. Ecco dunque un impianto narrativo simile al Titanic di Cameron e, ben più addietro negli anni, al Piccolo Grande Uomo di Arthur Penn con Dustin Hoffman. Lo scrittore in erba Melville, autore poi del celeberrimo Moby Dick, come un segugio, si reca presso l'abitazione di uno dei superstiti del naufragio della baleniera Essex a caccia di spunti e ispirazione per un romanzo. L'uomo, oramai anziano, decide di raccontare, non senza grandi dubbi e tentennamenti, la tragica esperienza vissuta, sepolta nella memoria e nel profondo del proprio cuore, segreti inclusi, che lo vide da ragazzino imbarcarsi come mozzo sulla nave. Con un lunghissimo flashback la pellicola torna dunque a quei giorni fatidici, quando un comandante poco esperto, al timone per meriti di casata e nascita, e un secondo ufficiale valoroso, virile e navigato (mai termine fu più a tema) ma male in arnese, si troveranno a bordo di un vascello in una missione commerciale che finirà nel peggiore dei modi. Da subito si scontreranno in un testa a testa che rimanda al film precedente dell'ex Ricky Cunningham di Happy Days, Rush, protagonista lo stesso Hemsworth. Sullo sfondo il palese richiamo ai traffici e alle speculazioni delle multinazionali e della borsa mondiale, con una felice intuizione che àncora (…e ci risiamo) il tema del racconto ai nostri giorni. Il regista americano si diverte ad alternare scene da grande schermo, dense di una fotografia che rimanda ai film d'avventura marittima del passato e a certi quadri di Turner; dissemina la pellicola di inquadrature al dettaglio alternate a riprese a campo lungo e totale; ed usa benissimo il digitale, avvalendosi dii un ottimo montaggio. Grande ritmo, mai sovraccarico, e giusta dose di adrenalina, supportano le vicende drammatiche dello scontro col gigante bianco. La lotta per la sopravvivenza nel finale e il ritorno a casa dei pochi che ce la faranno, con relativo dilemma etico, aggiungono al film buona empatia con lo spettatore. C'è l'epica della lotta e dell'uomo contro la natura preponderante, selvaggia e l'abisso. Viene affrontata sul piano spettacolare dello sguardo cinematografico, tralasciando il lato più umanistico e il linguaggio letterario: una rinuncia forse necessaria per rimanere nel tempo giusto di un film comunque di cassetta. Ottimi tutti gli interpreti.

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