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Il sud è niente

Regia di Fabio Mollo vedi scheda film

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La recensione su Il sud è niente

di Kurtisonic
8 stelle

Qualcosa si muove nel panorama nostrano, e non solo la Sicilia sta sfornando una nutrita pattuglia di buoni autori ma anche dalla vicina Calabria arrivano quei segni confortanti che con Corpo celeste (anche se l’autrice non era di lì) e soprattutto con il quasi mistico  Le quattro volte indicavano la voglia di raffigurare  realtà che a forza di starci davanti diventano invisibili, così  complesse e radicate da non credere alla loro esistenza. Il sud è niente è il lavoro d’esordio di Fabio Mollo, che con semplicità dimostra talento, conoscenza del miglior linguaggio del cinema europeo, una buona dose di visionarietà che impreziosisce il suo film con una specie di realismo magico che si accompagna bene al  tradizionalismo locale. Una storia dura e senza sconti, alla ricerca di un’identità e di una dimensione umana vera, significativa,  un po’ come il suo contraltare brillante  siciliano del momento, l’ottimo film di Pif Diliberto. Il pathos drammatico è evidente da subito, una ragazza è costretta a soffocare la sua femminilità in nome del rimorso e della colpa, tutta roba a carico di un mondo adulto alienato, frustrato e rassegnato al dolore che si illude nella passività dei giovani. Girato all’estremità della regione, lo sguardo della protagonista, Grazia, interpretata da Miriam Karlvist, esordiente perfetta nel ruolo, guarda al di là dello stretto cioè realisticamente dove può, dove c’è una terra ancora più ferita dove l’offesa di esistere è ancora più cocente. Mollo costruisce con pazienza e con intelligenza un racconto che cresce di ritmo e di intensità anche visiva verso una riappropriazione della terra, del corpo, della natura dell’essere umano restituendo quella dignità che nessuna migrazione voluta o forzata può donare. La trasformazione in se stessa di Grazia è anche il desiderio di ricostruzione di un corpo sociale, reso possibile solo dalla volontà delle giovani generazioni che come mostra la ragazza saprà imparare sia dalle frustrazioni che dai primi segnali positivi da cogliere in una vita normale. Il mondo adulto  viene rappresentato come incapace di crescere, dotato solo di risposte insensate, inadatto a formare una nuova e vera comunità, coi propri figli e con gli altri, con l’unico chiodo fisso della fuga altrove. Il regista mescola una traccia noir nel tessuto drammatico della vicenda non tanto come ulteriore capo d’accusa territoriale, ma per colorare una storia comune ad ogni latitudine dove l’incomprensione, lo scontro generazionale, la difficoltà di relazione è un dato diffuso, dove prendere posizione risulta sempre più scomodo e difficile eppure indispensabile se si vuole crescere. Bellissima sorpresa del TFF e accolto con favore anche a Toronto, Il sud è niente ha la caratura del piccolo film indipendente che si esprime in piena libertà compositiva. Stupisce un po’ l’uso dell’italiano a scapito del dialetto che toglie un poco di freschezza al racconto, ma è cosa di poco conto. 

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