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Piccole crepe, grossi guai

Regia di Pierre Salvadori vedi scheda film

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La recensione su Piccole crepe, grossi guai

di ALEGI
7 stelle

“Piccole crepe, grossi guai”, in lingua originale è semplicemente “Il Cortile”: stavolta (resta quasi un unicum) anche il titolo nostrano mi piace e non stride.

Ho apprezzato il titolo e quasi di tutto di questo piccolo lavoro fuori dal tempo che arriverà in sala il 16 ottobre. Decima regia per Pierre Salvadori che dopo aver scelto nelle ultime due occasioni Audrey Tautou come protagonista, vira su un mostro sacro della cinematografia transalpina: Catherine Deneuve, con la sua Mathilde, una donna gentile e fragile .

A supportarla alla grande un fantastico Gustave Kevern nei panni di Antoine, un musicista che d’improvviso da un taglio netto al suo passato cercando l’oblio e con esso un po’ di pace. Cerca di allontanarsi dal mondo ma la sua stessa natura lo spinge in direzione contraria.

Lo vediamo nel camerino in attesa di entrare in scena dubbioso se farlo o meno, poi, spinto dal suo agente, si alza dalla sedia e quando sembra stia per iniziare a suonare lo osserviamo sfilare via dal palco tirandosi dietro un trolley che racchiude tutti i suoi effetti personali.

Dopo un po’ di vagabondaggio e qualche lavoro saltuario una impagabile impiegata di una agenzia interinale gli trova un posto in prova come custode di un palazzo.
Ecco che Antoine diventa il re e l’epicentro del “Cortile” del condominio: un microcosmo folle, anarchico, imprevedibile.

Raccontare oltre la trama sarebbe riduttivo perché questa è solo lo spunto di mille riflessioni. “Piccole crepe, grossi guai” ci parla delle nostre crepe. Delle paure insondabili che ci portiamo dietro; dello smarrimento, della voglia di sparire tra le pieghe della città. Della necessità che alcune volte abbiamo di renderci invisibili agli altri e della voglia opposta di regalarci ed aprirci agli stessi.
Narra del bisogno di fiducia e comprensione, della magia del contatto umano che si crea improvviso tra due sconosciuti.

Se ce ne fosse bisogno potrei andare avanti ancora chissà quanto ad elencare tutti i temi di questo film che prende il volo lentamente. All’inizio ti lascia persino un po’ perplesso e timoroso di fronte al suo dispiegarsi così lento.

 

Poi scopri che ce n’era bisogno, come c’è bisogno di registi e sceneggiatori alla Salvadori. Di attori come quelli del cast tutto che ci inducono a fermarci un attimo a guardare le nostre crepe e quelle di chi ci è vicino.

E’ un atto necessario come lo è il finale che forse non ti aspetti. Che se da un lato ti gela dall’altro ti scalda mentre osservi quelle rose rampicanti che ora coprono tutto il muro del condominio: un inno alla vita!

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