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Regia di Spike Jonze vedi scheda film

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La recensione su Lei

di tafo
8 stelle

Siamo soli. Tutti.

La commedia amorosa di Spike Jonze  è molto di più di un film sentimentale è qualcosa che è già qui tra di noi e del quale riconosciamo più o meno la portata. Quando un rapporto reale diventa virtuale e viene sostituito da un rapporto virtuale che diventa reale il ciclo è completo. Il concreto corporeo diventa un dettaglio, nemmeno troppo importante, nel momento in cui l’astratto vince e la nostra biodegradabilità diventa un difetto. Il corpo degli altri porta con sé le emozioni umane che non vogliamo affrontare, vogliamo solo che siano i nostri sentimenti ad essere ascoltati nel nostro egoismo solitario. Il rapporto con la voce pura e disincarnata di un sistema operativo intelligente ci basta e ci completa nella sua capacità di capirci e di farci sentire coccolati in ogni momento della giornata. In un mondo in cui anche le lettere d’amore si fanno scrivere ad altri per lavoro in una sorta di analfabetismo emozionale di una società sempre più intelligente che riesce a leggere dentro di noi. Il nostro scrittore di lettere amorose troverà la forza di rompere il legame con la moglie,  ormai separati da tempo, solo quando conoscerà Samantha la voce di un computer che diventerà la voce della sua coscienza che gli consentirà di divorziare da quel corpo che continuerà a rivedere nella sua memoria come immagine inevitabile della vita passata insieme. La grande idea del film è quella di non associare nessuna immagine alla voce di Samantha, nulla si deve frapporre tra quella voce e il corpo di Theodore. Il contatto epidermico non è una necessità, anzi è un’ ostacolo alla loro relazione è qualcosa che resta sempre fuori-campo. Lui infatti non riesce ad avere rapporti sessuali con corpi reali la sua asocialità lo porta ad essere totalmente soddisfatto del rapporto con la sua voce. Il bisogno di legare qualcos’altro alla purezza di quel legame non esiste per lui, l’auto-erotismo condiviso con altri solitari della notte o la sessualità artificiale bastano e avanzano. Il problema è che l’esclusività non può esistere, l’intelligenza artificiale ci isola ma ci deve omologare facendoci credere di essere unici però uguali a migliaia di altri.  

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