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Sweetwater - Dolce vendetta

Regia di Logan Miller (II), Noah Miller vedi scheda film

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La recensione su Sweetwater - Dolce vendetta

di Maciknight
4 stelle

Film bizzarro, trasgressivo, con personaggi estremi ed una sceneggiatura poco convincente

Il film western è ben realizzato, ma mi riferisco solo ed esclusivamente alla confezione, c’è la padronanza del mestiere e si vede, c’è l’abilità di coinvolgere il pubblico ed intrattenerlo fino alla fine. Quello che è inverosimile, che urta e diventa inaccettabile nel suo complesso è tutto il resto, in primis la sceneggiatura, in particolare la strambità dei personaggi, che sarebbero meglio concepiti e pertinenti ad un’opera teatrale dell’assurdo, in quanto astrusi, estremizzati, con comportamenti esasperati ed esagerati, fuori contesto, forse volutamente anacronistici e precursori (però ben poco attendibili), come lo sceriffo squinternato e pazzoide che anticipa senza mezzi e risorse, ma solo con l’intuito, quella che poi diverrà l’investigazione scientifica, la perizia balistica, ecc.. Meglio poi sorvolare sul ruolo assegnato alle donne, di una stupidità ed imbranatezza inaudita, finanche irritante, soprattutto quelle dell’harem del fanatico capo della setta locale che si fa chiamare “il profeta”, che parrebbero schiave belanti ed adoranti al servizio del loro signore e padrone. Padrone per altro anche lui inverosimile, forse in un film horror, nel ruolo di maestro della notte di un covo di vampiri avrebbe avuto un senso, ma in un film western, che almeno stando ai presupposti parrebbe voler essere realistico e non gotico e fantasy, non ha alcuna credibilità, nella sua delirante pretesa di superiorità, possesso e dominio, per autoinvestitura divina. Non si spiega in alcun modo come possa esercitare un tale potere non solo sulla sua comunità di servi e devoti addomesticati, ma anche sull’intero territorio e la città più vicina, facendo il bello ed il cattivo tempo, fino a commettere ogni genere di crimine contando su un’impunità preventiva ed assoluta. Il tutto a fine ottocento, quando ormai tutti i territori erano sotto totale controllo statale e i Marshals federali e gli agenti della Pinkerton erano un esercito diffuso capillarmente. La donna protagonista poi, seppur inizialmente non tratteggiata stupidamente, alla fine si comporta anche lei come tale, pur portando avanti una missione di pura vendetta, lo fa in maniera stramba ed inverosimile, seguendo un copione da spot pubblicitario, esercizio di pura estetica e provocazioni trasgressive persino smisurate, cui gli autori hanno sottoposto, direi soprattutto “sottomesso”, tutti i loro personaggi, in particolare lo sceriffo. Alla fine si ha l’impressione che il film sia soprattutto una rappresentazione cinematografica di una proiezione mentale di un adolescente appassionato di western, che abbia voluto riporre in un contesto inverosimile personaggi onirici frutto di letture e visioni eterogenee ed amalgamati artatamente, in una successione di spot pubblicitari estetizzanti. Un film bizzarro dal filo conduttore labile e che non convince.

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