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The Canyons

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Canyons

di zombi
8 stelle

cinema chiusi a intervellare le varie fasi della storia. una storia che sembra una soap-opera, che come tutte le soap-operas è spinta e hard. qui di hard c'è la storia e il protagonista, james deen, con all'attivo più di 1000 partecipazioni a video porno. paul schrader torna in gran spolvero con l'aiuto alla sceneggiatura di brett easton ellis. il tutto a dar forma ad una visione plasticosa dell'ennesimo filmettino pruriginoso dove la gente scopa per noia e poi ci scappa il morto perchè il protagonista rimarrà impunito, facendo parte di quelli che contano. intanto mentre ci raccontano e ci mostrano queste cose, sprofondiamo nel non-fiction documentaristico di esterni ed interni di sale cinematografiche abbandonate e fatiscenti, set ideali per gli horror adolescenziali e scadenti che produce christian. christian è un rampollo tenuto sotto stretta sorveglianza dal genitore che se non riceve notizie dallo strizzacervelli chiude i rubinetti del fondo fiduciario e addio bella vita. questo vuol dire che christian suo malgrado deve dimostrare di lavorare e di saperlo fare a west-hollywood, e cioè producendo soldi. ma a christian interessa ben altro. interessa il sesso e le donne e passa la gran parte del suo tempo attaccato all'i-phone a chattare con papabili scambisti. vediamo le due coppie protagoniste del film all'inizio seduti l'uno di fronte all'altro in un ristorante. christian e la sua donna tara(La Lohan) interagiscono con gina, assistente di christian e il suo fidanzato ryan, mentre continuano a sfogliare le pagine virtuali del telefonino scambiandosi informazioni sul prossimo protagonista del film prodotto da christian, ryan. christian e tara sono due intoccabili che vivono sulla sommità di un canyon, isolati dalla massa. gina lavora per christian e ryan si barcamena per arrivare a fine mese, sperando nell'occasione buona. un'occasione che può anche non arrivare mai. e allora che fare?.... sperare che qualche riccone s'invaghisca per te, come tara per christian e fare di tutto per tenerselo il più stretto possibile per il tempo più lungo possibile. gli ingredienti ci sono tutti, come in quella sciccherìa di "soapdish" domenticata e sparita dai palinsesti. solo che lì si rideva e qui no. qui c'è poco da ridere, oppure ci sarebbe da ridere, ma involontariamente e qui bisognerebbe apporre il nom de plume alan smithee. si gioca con ellis e schrader, ma si gioca bene perchè non sono due coglionazzi. abbiamo il divo del genere sdoganato per eccellenza, premiato anche a cannes in una sezione collaterale ovviamente. abbiamo la divetta bambina scivolata nella galleria dei mostri, sfatta come ho letto più volte in giro sui giornali, in gran spolvero oserei dire come una monique van vooren qualunque ma in avanzato anticipo sui tempi, che si da un gran da fare per donare al mondo la sua interpretazione monstre e abbiamo anche una volutamente zombizzante recitazione generale che ben si adatta ai toni super neon di una città che ai cinema preferisce i centri commerciali e le palestre. ma i mostri coi quali bisogna scendere a patti sono i compromessi, e con questi non si scherza come ci ricorda tara-lindasy nella scena finale "qualche tempo dopo". a mio modesto parere un grande film che va visto al cinema e rivisto in tv che lavora sull'uno e sull'altro mezzo senza soluzione di continuità intervellandolo alla rete, come immediato contenitore usa e getta già desueto ed annoiante. se james deen abbonda in broncetti tipici di una certa mimica hard da "soffocati col mio cazzo" e "fammi un pompino col culo", lindsay lohan emerge a fatica dalla capigliatura fluente, tacchi su cui svettare per non sparire e ritocchi chirurgici che di chirurgico hanno poco o niente e invece sognano inutilmente di un rilancio nel mondo sfavillante dello show-business, senza riuscire a fare i conti con se stessa.... grande, grande, grande lindsay. io sono con te.

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