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The Canyons

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The Canyons

di alan smithee
8 stelle

FESTIVAL DI VENEZIA 2013 - FUORI CONCORSO
Paul Schrader, uno dei miei preferiti in assoluto, impegnato su una sceneggiatura di Brett Easton Ellis: un'occasione davvero imperdibile per un film che non potrebbe non risultare controverso, rivoltante e spregiudicato a tal punto da creare perplessità o addirittura disgusto in molti spettatori qui al Festival. Ma a ben vedere (e a mio opinabile giudizio, ovviamente) The Canyons è un gran film e una grande occasione per rivedere all'opera un gran regista non più giovinetto, che tuttavia dietro la macchina riesce a non invecchiare e rendersi ammirevole una volta di più con l'ennesima sfida rischiosa come e più di quelle già affrontate in passato (si pensi a Mishima, ma pure a Dominion, sfortunato ed invisibile ma tutt'altro che brutto o non riuscito prequel de L'esorcista). La cosa fantastica di The Canyons è che, pur essendo passati trent'anni da quando Ellis raccontava le follie senza fine dei ventenni universitari degli anni '80, l'autore si ritrova a raccontare sempre i medesimi atteggiamenti su altri ventenni, quelli di oggi, quelli che potrebbero (o sono di sicuro) i figli dei ventenni strafatti e sessualmente ingovernabili dei primi anni '80.
E se la crisi mondiale, che non conosce tregua dei nostri giorni, potrebbe costituire una differenza rispetto alla scellerata e spesso immotivata euforia economica reaganiana dell'epoca, in realtà per i ricchi, figli dei ricchi padri che hanno saputo accumulare e reinvestire oculatamente le ricchezze del ventennio precedente, per tutti coloro che ricevono una rendita da un fondo fiduciario costituito dal ricco genitore a patto che il figlio continui a seguire con cadenza ebdomadaria una terapia dallo psicologo di grido (nel film è Gus Van Sant!!), i ritmi di vita sono sempre gli stessi: droga e sesso selvaggio con apertura a coppie o singoli, promiscuita sessuale con scambio di ruoli e giochi sempre più piccanti; e ancora palestra per scolpire il fisico e magari un lavoretto di produttore di filmetti horror che nessuno in realtà vuole vedere, per convincersi di essere utili a qualcosa in questo mondo devastato e senza più valori.
E dunque - in ville che dominano l'immensa ed inquietante valley losangeliana, dove le geometrie rettilinee del cemento armato essenziale ed a vista si intersecano con l'acciaio sinuoso e più accomodante di ringhiere che ti proiettano su posizioni dominanti ed esclusive - una storia sentimentale tra il viziato e ricco di famiglia Christian e la ex modella spiantata e per questo e arrivista Tara, si porta con sé almeno altre due storie parallele dove ognuno della coppia viene accidentalmente o volontariamente messo al corrente di informazioni private o addirittura intime, di tradimenti o sotterfugi che probabilmente nessuno avrebbe convenienza a tirar fuori per garantire un quieto vivere che fino a quel momento regnava in qualche modo indisturbato.
La forza di Schrader è anche quella di essersi avvalso di un cast di attori magari non notevoli, ma che in qualche modo sono agevolati nel loro ruolo, dovendo praticamente recitare la parte di se stessi. James Deen, il cui nome d'arte è, più che un identificativo, un'evocazione blasfema ed ironica, viene dal porno mentre la divetta Lindsay Lohan, una bellezza fragile e fulgida sempre ad un passo dal disfacimento (da abusi e stravizi, naturalmente), ne ha combinate nella vita reale forse pure di più che nel suo ruolo nel film (e risulta pure piuttosto bravina).
Le "regole dell'attrazione" non sono cambiate insomma: l'intrigo nasconde e viene alimentato da motivi futili e da capricci, che spiegano questa gelosia pressoché immotivata di Christian nei confronti dell'ex amante della compagna, ora tornato a frequentarla. E i rimedi per risolvere definitivamente e in modo efficace il problema non sono molto diversi da quelli da macellaio utilizzati da Patrick Bateman, l'american psycho che oggi probabilmente ha le fattezze ancora giovanili e gradevoli di un ultracinquantenne con villa a Malibù e con rampollo venticinquenne a carico che vive in villa poco fuori Los Angeles scimmiottando un generico ed annoiato incarico da produttore cinematografico.

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