Regia di Antonio Morabito vedi scheda film
Bruno vive sulla sua pelle il triste declino della professione dell’informatore farmaceutico: una capa tagliatrice di teste, colleghi arrivisti, una serie di meccanismi perversi che allontanano sempre più il mestiere dall’etica. Ma un giorno trova la possibilità di emanciparsi da tutto ciò.
Esordio nel lungometraggio a soggetto per Antonio Morabito, questo Il venditore di medicine offre uno sguardo originale – e già questo non è poco – sulla crisi che ha investito l’Italia e non solo a partire dai primi anni del ventunesimo secolo. Una crisi economica, si intende, che però si accompagna a un repentino crollo dei valori morali, ben rappresentato nella sceneggiatura che il regista firma insieme ad Amedeo Pagani e Michele Pellegrini; per il film è arrivata una meritata nomination come miglior soggetto ai Nastri d’argento, a cui non ha fatto però seguito il premio. Bene dal punto di vista dei contenuti, ma altrettanto per quanto riguarda la forma: Il venditore di medicine funziona nella messa in scena e nel ritmo (anche se fra un buon inizio e un finale in crescendo c’è una parte mediana un po’ ripetitiva), portando avanti una storia purtroppo verosimile e intrisa di denuncia sociale. Fra gli interpreti: Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Roberto De Francesco, Evita Ciri, Leonardo Nigro, Ignazio Oliva e, in un ruolino secondario ma importante per la trama, c’è anche il giornalista Marco Travaglio, che non sfigura affatto davanti alla macchina da presa in un ruolo di finzione. Morabito tornerà a dirigere cinque anni più tardi con Rimetti a noi i nostri debiti, proseguendo sullo stesso filone. 6/10.
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