Espandi menu
cerca
Il venditore di medicine

Regia di Antonio Morabito vedi scheda film

Recensioni

L'autore

LorCio

LorCio

Iscritto dal 3 giugno 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 145
  • Post 34
  • Recensioni 1625
  • Playlist 251
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il venditore di medicine

di LorCio
5 stelle

Si è parlato, con una certa dose di ragione, di cinema civile, e più in particolare della lunga tradizione del cinema civile italiano, a proposito del secondo lungometraggio di Antonio Morabito, dal titolo più affine ad un’inchiesta giornalistica. Civile nel senso più ovvio e al contempo militante del termine: un grande tema, una cornice narrativa accattivante, una serie di dati documentati, un impianto ben studiato. La nostra tradizione, che va dal cinema squisitamente popolare di Damiano Damiani a quello più allegorico di Elio Petri, in questo caso senza la pretesa del capolavoro ma con una forte motivazione sociale.

 

Il venditore di medicine è l’ultima frontiera del cinema civile italiano, contaminato con le marche tipiche delle inchieste della Gabanelli o di Santoro, al punto che si ritrova nelle sale cinematografiche in un momento quasi anacronistico se non fuori tempo non tanto per il film in sé quanto per la sua ragione sociale e culturale, dacché lo si potrebbe interrompere ogni dieci minuti per ascoltare la parafrasi pedante e certificata dell’anchorman di turno. Il problema di fondo di questo film non risiede nei suoi meriti artistici, ma nella reale mancanza di un ritmo narrativo adatto al grande schermo: va bene tutto, va bene che lo spettatore sia sensibilizzato ad un tema del genere e tutto il resto, ma siamo nei territori del cinema utile più che in quelli del cinema indispensabile.

 

Un prodotto strutturato in questo modo ha dei limiti abbastanza evidenti quanto lo sono i suoi valori, con un approccio convenzionale se non poco interessante alla cornice narrativa (il venditore dipendente dagli psicofarmaci, la moglie che subisce di contrappasso, i rapporti cinici con i dottori cinici che abitano le sequenze migliori) e un filone di matrice più documentaristica indubbiamente stimolante ma non tanto appassionante per le dimensioni dello schermo cinematografico. Questo non toglie che la bottarella arrivi comunque all’indirizzo dello stomaco dello spettatore, ma più per ciò che questo film rappresenta e non per ciò che questo film effettivamente è. Tour de force per Claudio Santamaria, sempre in scena, in uno dei vertici della sua carriera e una glaciale Isabella Ferrari a portare la bandiera dei cattivi per necessità. Parterre di cammei di professionisti e non, da Roberto De Francesco a Paolo De Vita fino a Marco Travaglio, Amedeo Pagani e Roberto Silvestri.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati