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Porte aperte

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Porte aperte

di GIMON 82
10 stelle

"Tutti i processi sono uguali, i responsabili della pena di morte sono coloro che la procurano. Bisogna uccidere coloro che attentano alla sicurezza dell'ordine pubblico"

Tommaso D'Aquino.

E' un santo a pronunciare quest'aforisma.Una "perla" saggia che si  giustizia da sola.Un presidente di giuria fascistoide dice queste parole al giudice Vito Di Francesco.Uomo progressista il Di Francesco, nobile nell'animo, quanto  ribelle contro la "giustizia" d'archetipo animale.Siamo nella Palermo del 1937,Tommaso Scalia è un ragioniere della "meglio gioventu'" da camicia nera.Licenziato da un ufficio del regime per furti ed irregolarita' di conti,Scalia si fa "giustiziere" solitario,ammazzando capoufficio il collega e la moglie. L'imputato Scalia è destinato ad un processo dove il "quorum" chiede la pena capitale. Ma vi è un giudice "oltre",oltre il regime,la violenza e l'intimidazione: Vito Di Francesco.Ricorrendo a cavilli legali,il giudice cerca di sottrarre Scalia alla pena capitale.Vi "riuscira'" in un primo istante coll'aiuto di "Fedor" di Dostoevsky e un umano giudice popolare.....
Le "Porte aperte" sono quelle sgombranti il campo della violenza e delle "necessita'" politiche. Amelio trasferisce le pagine di Sciascia nelle stanze buie e tetre del  film.Stanze dei bottoni , di processi irreggimentati,dove conta il giudizio all'unisono del popolo schiavo.E' la demagogia funesta a farne dell'ignoranza popolare humus a cui attingerne i consensi.Vi è pero' la fetta borghese del ventennio,presentata egregiamente da Amelio nei doppiopetti di funzionari e uomini "giusti". Potenza da cinema,asciutta e rigorosa,scavata nel solco dell'umanesimo d'un Volonte' illuminato e commovente.Prova carrieristica egregia,un canto del cigno di uno dei piu' grandi attori di sempre.Vito Di Francesco è l'umanita' che non si ferma dinanzi al comune vedere del "credere,obbedire e combattere".Andando "oltre", Di Francesco s' appropria d'una "giustizia" ingiusta,facendone arma per scardinare la grettezza dell' "ordine pubblico". Vi è pero' un ordine imperioso, rigido e macchiavellico da scardinare,dove la regia usa l'impegno massimo nel renderne le scellerate idee. E' l'ordine della dittatura sovrana, dove gli  illuminati vengono isolati,trasferiti ed emarginati,ma come una vite anziana e robusta pur venendo sradicati continueranno a vivere nelle idee.
Le idee illuministiche sopravviveranno, ma la violenza e l'assassinio compiranno il loro ingrato destino.La violenza da regime è portatrice di morte, sbarazzandosi dell' uomo criminale e pazzoide,incarnato dall' eccellente Fantastichini.Rigore straordinario quello d'Amelio nell'utilizzare al massimo le prove attoriali.Nel trarne un  livello  linguistico e schematico da grande cinema.Parole semplici,d'un popolo non solo irreggimentato.Vi sono giurati dall'animo agreste come Renato Carpentieri,che hanno respirato la cultura da "signorotti" e ne fanno un loro  punto di forza.E' la cultura o le pagine dei grandi letterati,a farne di "Porte aperte" un film strutturalmente rigido e lento,straordinario nell'accordare i silenzi e le espressioni sottrattive di Volontè.Quanto a captarne l'isteria furibonda e folle di Fantastichini.La regia parla con camere fisse, e sui campi lunghi, si sofferma e riflette insieme allo spettatore.Si viene catturati dal film di Amelio,nella sua asciutezza semplice,ma dall'impatto potente.Opera importante,da preservare negli annali.Il grigiore del racconto di Sciascia è quello di una nazione (o una regione) isolata,padrona d'un destino atavico,racchiuso in secoli di sottomissione al potere.La Sicilia di Amelio è il rigore sacrale d'un popolo contadino,figlio d'una secolare poverta'.Sottratta al dolore disperante,dall'ordine funereo della camicia nera. Il campo di grano dorato nel finale,è il regalo della regia, ci commuove e ci sbalza all'esterno dallo scuro del tribunale e delle case borghesi.Un campo illuminato che accoglie il viso d'un idealista "scomodo",stanco del lavoro,di combattere coi mulini a vento.Ma quell'uomo grigio e scarnificato,seduto nel campo di grano, in fondo a se non ha mai spento la fiamma della SPERANZA......

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