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Porte aperte

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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La recensione su Porte aperte

di galaverna
8 stelle

Un ottimo film dove si guarda senza troppi fronzoli alla sempiterna lotta tra la voglia di giustizia sommaria e risarcitoria e la necessità di non considerare la condanna come una forma pedagogica di insegnamento al popolo perchè non delinqua

E' un film bello ed ostico questo di Amelio, due anni prima che ci regalasse quel capolavoro che è "Il ladro di bambini". Ostico perchè il cuore della vicenda si dipana poco alla volta come una nebbia sottile, e quando arriva "la luce" sembra di respirare una boccata di aria pura dopo quasi due ore di sottile tensione psicologica. Il caso del modesto impiegato Scalia in una Sicilia immota degli anni '30, imputato per aver ucciso due colleghi e la moglie, è in realtà il pretesto per indagare il sempiterno confine tra la certezza della pena e la decisione sulla sua entità (in un periodo in cui, se non si veniva riconosciuti infermi di mente, la condanna a morte per delitti del genere era praticamente scontata). L'eterno oscillare tra delitto e castigo, rigore morale e dubbi esistenziali sarà così per il giudice a latere Di Francesco motivo per svolgere la parte di un Don Chischotte contro i mulini a vento, in un'epoca dove più che al recupero del condannato si pensava all'esempio della pena da dare a tutti come deterrente. Cast impeccabile, dall'asciutto giudice interpretato da Volontè con il solito rigore, al collerico imputato Fantastichini fino al soprendente Renato Carpentieri nella parte di un giurato che si rivelerà il vero perno di tutta la vicenda.

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