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The Tournament

Regia di Scott Mann vedi scheda film

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La recensione su The Tournament

di Maciknight
4 stelle

E’ indubbiamente un film spettacolare, ben confezionato, dal ritmo forsennato che non consente allo spettatore di distogliere l’attenzione, ma in quanto ai contenuti, stendiamo un velo pietoso. E' solo intrattenimento violento e spettacolaristico, dal ritmo frenetico, nulla più.

E’ indubbiamente un film spettacolare, ben confezionato, dal ritmo forsennato che non consente allo spettatore di distogliere l’attenzione, ma in quanto ai contenuti, stendiamo un velo pietoso. La sceneggiatura è tipicamente di scuola americana, quantomeno emulativa, e questo dispiace, perché finora gli inglesi erano riusciti a mantenere una loro caratterizzazione, distinzione, dignità culturale, savoir-fair, che in questa pellicola si perde, avendo dato eccessiva enfasi al superficiale cinismo della spettacolarità ad ogni costo, senza remore e senso della misura, tratteggiando (si fa per dire) personaggi da videogiochi, appena abbozzati, il cui scopo è solo sparare su tutto ciò che si muove attorno a loro e non solo gli avversari, in un bagno di sangue gratuito. Scene di inseguimento a perdifiato e senza nessuna verosimiglianza e realismo, molte sbavature, incongruenze e incoerenze nel corso della trama (troppo semplificata, costruita probabilmente su una sola idea di partenza, che viene subito rivelata all’inizio e non si riesce a valorizzare più di tanto). Lacune delle quali si perde il conto dopo un certo numero e si cerca di far sorvolare su queste manchevolezze sollecitando lo spettatore oltre ogni limite, con ritmi parossistici e sempre nuove tensioni stratificate. Nonostante l’impegno degli autori è tutto con largo anticipo prevedibile per uno spettatore minimamente attento e quindi ci si deve accontentare solo delle sequenze girate con maestria, come spot pubblicitari per promuovere un prodotto consumismo violento ed acrobatico, che anziché puntare sui contenuti e la credibilità della narrazione preferisce dare priorità agli scontri a fuoco (peraltro non particolarmente curati) ed inseguimenti esasperati. Si è perso il senso del limite e si è quasi ridicolmente cercato di umanizzare la sceneggiatura con poche sequenze lente e riflessive, brevi e patetiche, e soprattutto inverosimili, come il prete degradato, ormai ridotto a larva umana, che si trova coinvolto suo malgrado in questo perverso marchingegno criminale, progettato per far divertire e scommettere una trentina di super-ricchi (non certo una genialata come idea), ed un’improbabile “conversione” di una killer asiatica venuta in contatto con lui, forse abbagliata dal sua “carisma”, non certo dalle sue parole (sui dialoghi, stendiamo un velo pietoso, ed è il secondo). Anche ad essere indulgenti, non può essere un film cui assegnare una sufficienza.

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