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The Girl from Nowhere

Regia di Jean-Claude Brisseau vedi scheda film

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La recensione su The Girl from Nowhere

di OGM
8 stelle

Illusione. Delirio. Sono i nomi di ciò in cui crediamo, con tutta l’anima, quando intorno a noi non è rimasto più niente, a parte il vuoto ed il silenzio. Eppure è tutto vero,  anzi, più vero del vero. Perché quella verità è tutta nostra, frutto della nostra libertà di creare. Nessuno potrà mai  entrare nel territorio della nostra fantasia per distruggerne le invenzioni, la cui esistenza dipende unicamente dalla volontà del loro autore. Michel Villers era un professore di matematica, abituato a sviluppare i suoi pensieri intorno a concetti assoluti ed astratti, ma pur sempre figli della ragione umana: nozioni immaginarie, però logicamente fondate. Ora che, per raggiunti limiti di età, si è ritirato dall’insegnamento, ha cominciato a chiedersi se  il nulla dal quale, prima o poi, ogni individuo si trova circondato, possa essere riempito non solo con le risorse della mente, ma anche con la semplice forza del cuore. Il prodotto di quest’ultima non può essere meno valido e meno reale di quello che sgorga dall’intelletto: Michel ne è convinto, eppure continua instancabilmente a cercarne le conferme, nella religione, nella mitologia, persino nella follia. Sfoglia la Bibbia, osserva le opere della pittura sacra di ogni epoca, rivede la registrazione della sua visita ad un ex collega ricoverato in un ospedale psichiatrico. E, un giorno, mentre è impegnato ad indagare l’universo dell’irrazionale, qualcosa di inspiegabile accade nella sua stessa vita: improvvisamente arriva lei, Dorothée detta Dora, una ragazza sconosciuta capitata in casa sua per puro caso, oppure in virtù di un enigmatico disegno. Non si sa da dove venga, né cosa voglia da lui. L’unica certezza è la sua natura magica, capace di prevedere il futuro e di fare da tramite con l’aldilà. Si direbbe che la giovane si porti appresso un mondo di fantasmi di cui non è possibile stabilire né l’identità, né le intenzioni: come lei sono inquieti e curiosi, apparentemente pericolosi, eppure evanescenti come gli incubi che si dissolvono al risveglio. L’imperscrutabile impalpabilità del sogno è esattamente la componente della visionarietà di cui Michel non aveva tenuto conto, nei suoi studi rigorosamente basati sull’evidenza storica e sulle prove documentali. Dora è forse un angelo inviato dal cielo proprio per ricordargli che la pretesa di acquisire una conoscenza completa ed inoppugnabile non si può applicare all’ambito della fede: che si tratti di misticismo cristiano o di utopia comunista, la dimensione dei traguardi ideali deve sempre conservare un alone di mistero, per mantenere su di noi il potere di seduzione derivante dalla irraggiungibilità. Per sentirci protetti, abbiamo bisogno di avvertire, al di sopra delle nostre teste, la presenza di un’autorità superiore, più intelligente perché indecifrabile nelle sue manifestazioni, più forte perché sorda alle nostre richieste. Non capire e non ottenere è la condizione dei subalterni, che amano riconoscersi come i servi prediletti di un padrone dal carattere ferreo. Più Dora appare sfuggente, ermetica e cinica, più Michel le si affeziona, fino a voler vedere, in lei, l’incarnazione del suo amore perduto. Al pari di un miraggio di gioventù, quella ragazza non si lascia prendere, per poter essere eternamente inseguita, mantenendo così in vita la speranza. Non importa quanto quell’affanno sia assurdo, inutile e crudele: anche ciò esso che, a tradimento, toglie, fa parte del gioco, quello che pone in palio l’intero senso dell’esistere, e nel quale l’unica regola è il divieto di arrendersi. La fille de nulle part ne mette a nudo l’essenza tormentata ed imperfetta, sotto forma di una surreale ed atavica stranezza calata, come uno scheletro roso dalle intemperie, nell’atmosfera dimessa di una normalità in via di spegnimento. Il tramonto si riempie di lampi temporaleschi, ma la luce non è sufficiente ad illuminare tutti i dettagli di un paesaggio al crepuscolo. La miseria resta avvolta nella penombra. E, con essa, anche il soffuso bagliore del miracolo.

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