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Chernobyl Diaries. La mutazione

Regia di Brad Parker vedi scheda film

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La recensione su Chernobyl Diaries. La mutazione

di mc 5
6 stelle

In questa estate, cinematograficamente parlando, più povera e disastrosa del solito, questo film per nulla memorabile scivola via come l'acqua calda. Però mi viene da fare una considerazione. Escono in questi stessi giorni pellicole molto più "ricche" come "Rock of ages" che strombazzano ai quattro venti la propria potenza spettacolare per poi rivelarsi delle allegre ciofeche. Insomma, l'abbaglio è dietro l'angolo. Poi accade che escono mezze stupidaggini da programmazione estiva come questo "Chernobyl diaries", regolarmente stroncate dalla critica, e invece se ci pensi un po' ti accorgi che anche film di questa modesta portata possono avere una loro dignitosa onestà. Tutti hanno scritto che si tratta di un film pessimo. Io non sarei così drastico. Prima di tutto perchè, in ambito di b-movies, il film non è tutto questo disastro, anzi rientra nella media del genere e credetemi che ho visto molto di peggio. Poi perchè gli autori riescono nel loro intento di creare atmosfere cupe, buie, ansiose, e qualche spavento alla fine va a segno. Vorrei far notare che il sottoscritto non è sospettabile di pregiudizio positivo, anzi la logica prevederebbe il contrario, data l'antipatia che mi ha sempre ispirato il personaggio che sta dietro tutto il progetto. Sto parlando di Oren Peli (che ha scritto e prodotto il film), cineasta tra i più furbi della nuova generazione. Costui, a costo praticamente zero, sbancò i botteghini di mezzo mondo con "Paranormal activity", film insulso all'inverosimile che però raccolse l'entusiasmo popolare e condusse il "fortunello" Peli addirittura alla corte del Maestro Spielberg. Siccome la legge del mercato non si discute, il film ebbe anche un paio di seguiti (uno più furbo ed inconsistente dell'altro) che arricchirono ulteriormente il soggetto in questione. Il quale non fece che reiterare il suo modello di base: fare un cinema in cui non succede nulla, tranne qualche ben dosato episodio rumoroso e/o violento che disturbi lo spettatore. Il mio animo cinefilo ebbe subito in odio un furbastro di tale risma. Finchè, di recente, ho appreso di questo suo nuovo progetto, anch'esso realizzato con budget ridottissimo, ma -finalmente!- con qualche novità, prima fra tutte l'ambientazione sovietica. E qui serve aprire una parentesi che esula dal giudizio tecnico. Il film parte dal concetto che esistono persone che praticano il cosiddetto turismo estremo, andando a visitare i resti di Chernobyl, vale a dire i luoghi disabitati che furono teatro della sventurata catastrofe nucleare. Io voglio pensare che sia solo un espediente narrrativo: sarebbe demenziale che qualcuno esercitasse veramente passatempi del genere, a meno che non si tratti di un subumano o di un malato. Protagonisti del film sono 3 coppie di giovani turisti americani che, accompagnati da una guida locale, decidono di inoltrarsi in quei luoghi spettrali. E là, come è largamente prevedibile, dovranno confrontarsi coi fantasmi di ciò che fu la Chernobyl invasa dalle contaminazioni radioattive, vale a dire animali "modificati" e "creature" nascoste negli anfratti di casermoni abbandonati. Onde alimentare il senso di angoscia e il clima minaccioso incombente, la regìa per buona parte ci mostra sequenze al buio in cui si fatica a decifrare i contorni dei personaggi, a cui si aggiungono scene (girate sempre in semi oscurità) talmente concitate che non sempre consentono al pubblico di capire cosa sta accadendo. Va poi detto che c'è un finale shock a sorpresa, ma anche quello è così concitato e buio da risultare non del tutto chiaro. Ma forse tutto ciò è frutto di una scelta estetica che lasci spazio all'immaginazione del pubblico, chissà. Insomma, il film potrà risultare a qualcuno fastidioso, eppure a qualcun'altro piace forse proprio per questo senso di disagio che esso comunica con grande efficacia agli spettatori. I quali sembrano gradire, se è vero che il film, nel week end di uscita in sala, si è collocato subito al secondo posto della nostra classifica degli incassi. Oren Peli continua quindi ad azzeccarci, realizzando il massimo del profitto col minimo dello sforzo (produttivo): finchè gli va bene, come dargli torto?


Voto: 6

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