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Life and Death of a Porno Gang

Regia di Mladen Djordjevic vedi scheda film

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La recensione su Life and Death of a Porno Gang

di pazuzu
8 stelle

Marko, un trentenne di Belgrado laureato in cinematografia, aspira a dirigere il proprio primo lungometraggio, un progetto incentrato sulla mitologia serba, ma l'utilitarismo dei potenziali finanziatori, che glielo bocciano perché troppo costoso e poco remunerativo, lo convince a ridimensionare sensibilmente le proprie ambizioni artistiche e a ripiegare prima sugli spot pubblicitari per entrare poi nel giro dell'hard tramite l'amicizia di Cane, regista e produttore noto nell'ambiente incontrato casualmente in un pub.
Sottostare alle regole ferree del mercato però proprio non fa per lui, e quando decide di utilizzare il denaro stanziato dallo stesso Cane per un comunissimo film porno per girarne invece uno assai più personale ed autoriale, contaminato con elementi di horror fantascienza ed impegno sociale, si trova a dover far fronte alla sua reazione furiosa e alla scontata bocciatura dell'opera. Di conseguenza si distacca dall'ormai ex mentore per mettersi in proprio, ed arruola un manipolo di relitti umani (molti dei quali presi proprio tra i suoi attori) convincendoli ad accompagnarlo in un'esperienza totalmente nuova: il Porno Kabare, una rappresentazione teatrale itinerante pornografica e sperimentale che incontra però subito l'ostilità di autorità locali cittadini e giornali ed è oggetto di attenzioni particolari da parte (non a caso) del fratello di Cane, un poliziotto dai modi spicci e violenti, e della sua squadra.
Ridotti sul lastrico e prossimi alla chiusura, per riuscire ad andare avanti Marko e la sua banda si vedono costretti ad accettare l'offerta di Franc, un losco giornalista tedesco che gli promette laute ricompense per girare saltuariamente snuff movies con vittime da lui stesso reclutate tra volontari che non hanno più nulla da chiedere alla vita e disperati bisognosi di soldi da lasciare alle famiglie.

Pink Flamingos di John Waters e Rocky Horror Picture Show di Jim Sharman: sono queste le prime immagini che Life and Death of a Porno Gang mostra, con le locandine dei due film poste in bella evidenza dal protagonista sulle pareti della propria stanza mentre riprende sé stesso per parlare del documentario autobiografico su cui lavora da tempo; un ovvio omaggio del personaggio ai propri padri spirituali, ma anche, da parte del 'vero' regista Mladen Djordjevic, una chiara indicazione di intenti.
Life and Death of a Porno Gang è un film sporco colorato e sovversivo, che attraverso l'universo di depravazione che descrive evidenzia il precipizio in cui una nazione intera s'è cacciata: una nazione, la Serbia, catturata in quel lasso di tempo che va dal 1998 al 2002, ovvero a cavallo della fine di un regime che ha lasciato in eredità un cumulo di macerie ed un incolmabile vuoto etico e morale.
Tenendo fede al titolo, Djordjevic non si tira indietro di fronte alle scene di sesso, che non solo abbondando e sono esplicite (con nudi integrali ed atti anche estremi), ma fanno parte dell'architettura stessa di un film che parte come un racconto anarchico ed eccessivo ma a suo modo leggero e si mantiene su toni farseschi per una mezzora abbondante: quello che tuttavia alla lunga rischia di sembrare un gioco fine a sé stesso diviene un affare maledettamente serio quando ad entrare in ballo è nientemeno che la morte, che in uno stato ridotto ai minimi termini e in un tessuto sociale devastato e spiantato da lunghi anni di guerra e bombe diviene semplicemente una delle opzioni (autoimposta, negoziata, mendicata) se non addirittura l'unica.
Life and Death of a Porno Band è un film difficilmente etichettabile, catalogabile in tanti generi come in nessuno, che narra l'inesorabile deriva autodistruttiva di un gruppo di individui allo sbando (pornoattori malati o eroinomani, attrici fallite, transessuali complessati) calandoli in un clima da commedia che da grottesca diventa nera prima di scivolare verso un dramma cupissimo che sfocia nel gore, è un film radicale ed osceno che tra ovini sgozzati, suini piangenti, bovini deformi ed equini gaudenti si pregia della presenza di interpreti coraggiosi e di una regia ed una fotografia volutamente grezze (quest'ultima di Nemanja Jovanov, che di lì a poco darà un'altra buona prova nell'arrogante e pretenzioso A Serbian Film), e che, mantenendo una coerenza stilistica di fondo, sceglie una maniera vistosa e schietta per descrivere la Serbia come il peggiore dei mondi possibili. ***½

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