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Scusa, mi piace tuo padre

Regia di Julian Farino vedi scheda film

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La recensione su Scusa, mi piace tuo padre

di miss brown
4 stelle

Leighton Meester (di GOSSIP GIRL) e Hugh Laurie (l'immenso e mai abbastanza rimpianto DR. HOUSE) si erano già incontrati nelle puntate 3 e 4 della terza serie di DR. HOUSE: lei era una 17enne a cui venivano trovate strane spore nel cervello; questo le causava una perenne eccitazione sessuale e cercava perciò di sedurre il buon dottore, che la respingeva a causa della giovane età della paziente.

Cosa che non avviene in questo film, dove il cinquantenne Paul Walling, in crisi da tempo con la moglie Paige, non si fa nessuno scrupolo ad andare a letto con la 24enne Nina, già compagna di scuola di sua figlia Vanessa ed ex fidanzatina di suo figlio Toby, figlia dei suoi più cari amici nonché vicini di casa Terry e Kathy Ostroff. La moglie di Paul lo lascia e si dà al volontariato per i bambini africani (con bonus di affascinante capogruppo, il che non guasta). La figlia Vanessa, da sempre invidiosa dell'amica più bella e soprattutto più indipendente (a 18 anni era partita per San Francisco e non si era più fatta vedere per oltre 5 anni) prima si sfoga fumando chili di erba in cameretta, poi trova finalmente il coraggio di andare a vivere da sola. I perbenisti genitori di Nina, prima imbarazzatissimi, finiscono poi per riflettere su che fine ha fatto la loro sessualità di cinquantenni e cercano di recuperare il tempo perduto.

Spiace vedere coinvolti in una tale fallimentare operazione attori eccellenti come Allison Janney e Oliver Platt (i genitori di Nina) e Katherine Keener (la moglie Paige). Sarebbe ora che Adam Brody (il fratello Toby, presente in due scene in tutto) la smettesse di fare il giovincello, visto che ha passato abbondantemente la trentina. La burrosa Leighton Meester è puramente decorativa. Hugh Laurie è a dir poco penoso nella parte dell'attempato seduttore/sedotto: d'accordo voler fare qualcosa di totalmente diverso da House, ma sembra aver completamente dimenticato le sue apparizioni in precedenti commedie, come nei due magistrali STUART LITTLE o nel divertente MAYBE BABY, per non parlare della straripante fisicità dei vecchi spettacoli tv con Stephen Fry JEEVES AND WOOSTER e A BIT OF FRY AND LAURIE (da recuperare su YouTube, ne vale la pena). Nota positiva nel cast la Vanessa/voce narrante di Alia Shawkat, giovane veterana della tv, bruttina ma brava e spiritosa.

Anche se la sceneggiatura sembra fosse finita nella “lista nera” dei grandi copioni per film mai realizzati, personalmente l'ho trovata moscia oltre ogni dire, banalotta e molto poco interessante, incapace di divertire o di commuovere, e né la regia (dell'inglese Julian Farino, documentarista e regista di grande esperienza, ma esclusivamente televisiva) né il montaggio totalmente privo di ritmo fanno nulla per tenere svegli gli spettatori. La storia si svolge nella cittadina di New Orange (New Jersey) - da cui il titolo originale THE ORANGES - un posto noiosissimo tutto villette con barbecue e steccati bianchi, dietro ai cui muri fin dai tempi di PEYTON PLACE sembra accadere ogni possibile tragedia: ma non qui, dove un banale adulterio mal gestito non scatena nulla di più di qualche lacrimuccia, provocando solo indigestioni di popcorn dolce e un'unica finale crisi isterica (definirla catartica mi sembrerebbe davvero eccessivo).

Girato nella primavera del 2010 in formato 16:9 era evidentemente destinato alla tv (ideale per stirare di pomeriggio) ma è stato presentato al Festival di Toronto 2011. I distributori l'hanno poi tenuto in frigo fino ad ora, ma ce lo potevano lasciare definitivamente: devono averlo pensato anche molti spettatori, visto che in un mese di programmazione negli Usa il film ha incassato in totale circa 200.000 dollari. Un appello finale al regista: non puoi fra una scena e l'altra piazzare un'inquadratura fissa di 20 secondi per di più totalmente priva di colonna sonora, non sei né Bergman né De Oliveira, santiddio!

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