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Mademoiselle de Sade e i suoi vizi

Regia di Lorenzo Sabatini vedi scheda film

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La recensione su Mademoiselle de Sade e i suoi vizi

di undying
3 stelle

Misconosciuto film di difficile reperibilità, che velatamente si rifà alla poetica del divin marchese. Opera poco riuscita e per nulla erotica, che cela però un curioso retroscena sul nome del regista che lo ha diretto. Che non è italiano, né si chiama Lorenzo Sabatini.

 

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Appena raggiunta la maggiore età Juliette (Maria Pia Conte) scopre il piacere che può dare e ricevere il suo corpo. Il severo padre la fa rinchiudere in un convento dal quale, scoperta a fare autoerotismo, viene prontamente allontanata. Accolta in una scuola nota per la rigidità degli insegnanti, scopre l'amore lesbico finendo a fare sesso con Dorina (Linda Towne). Ossessionata dall'attaccamento della ragazza, Juliette decide di fuggire sino a raggiungere Roma. Trova ospitalità in un appartamento condiviso con Toni (Léa Nanni), amica che la introduce nel mondo altolocato presentandogli il marchese Floro (John Carlensen). Ed è proprio l'anziano tutore, estimatore della filosofia sadiana, ad iniziarla ad un comportamento perverso. L'escalation di atti amorali, messi in pratica da Juliette, vanno via via crescendo: da un furto d'appartamento a festini orgiastici sempre più contorti, sino ad arrivare all'omicidio. Omicidio prima visto mettere in atto da un sadico dottore che deruba le vittime, quindi pianificato ai danni dell'amica Toni.

 

"Un uomo ti deve piacere, ma deve essere anche ricco." (Juliette)

 

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Misconosciuta produzione italiana (in compartecipazione svedese) girata nel 1969 ma rilasciata solo un paio d'anni più tardi, della quale è molto più intrigante leggerne la trama che vederne il risultato sullo schermo. La sceneggiatura superficiale predilige un insieme di situazioni che dovrebbero essere scioccanti ma che mai sono approfondite, girate in maniera anonima. A cominciare da un incipit che si sviluppa velocemente (dopo cinque minuti Juliette è già a Roma), caratterizzato dalla voice over della protagonista che sintetizza gli eventi, per poi proseguire con dialoghi banali e una scenografia (d'interni) noiosamente in linea con il periodo sessantottino. Interessanti rimangono gli scenari di una capitale ripresa in un meno affollato e caotico contesto (la Fontana di Trevi, Piazza di Spagna e la scalinata di Trinità dei Monti). E il susseguirsi -che diventa fotografia storica del momento- di macchine popolari oggi ridicole (persino la Ferrari gialla ben rappresenta il cattivo gusto estetico del tempo). Qualche frase ovviamente circoscritta al comune sentire dei "figli dei fiori" (cifr. la citazione più sotto) contrasta  con un costante filo di cinismo che pervade l'intero girato, prova ne sia la ricerca dell'affermazione economica, posta d'innanzi a tutto, perseguita da Juliette e consolidata nello squallido finale. Ovviamente il nudo è quasi una chimera, anche se resta impresso il seno prosperoso di Linda Towne, immortalato in un fermo immagine.

 

"Sei carnivora? Si comincia con l'uccidere le bestie e si finisce con l'ucciderci fra noi. Tutto il mondo è uno sporco mattatoio, un inferno, in cui la vita umana non vale niente. Ma le leggi della natura ci dicono di vivere e lasciare vivere, di amarci, non di uccidere." (Charlie)

 

Warren Kiefer, il regista scomparso 

Singolare, per non dire incredibile, invece è la storia che sta dietro al regista del film. Se digitate su internet il nome di Lorenzo Sabatini, utilizzando un motore di ricerca, otterrete l'insolito risultato di risalire ad un pittore italiano bolognese, nato nel 1530. Warren Kiefer, per lungo tempo (ma ancora oggi), è stato considerato lo pseudonimo anglicizzato di Lorenzo Sabatini, ipotetico (inesistente) regista fiorentino. Nome, quello di Sabatini, che compare (uncredit) alla coregia de Il castello dei morti vivi (1964) e nel cui curriculum figura, oltre a questo Mademoiselle de Sade, solo un altro titolo: Scacco alla Mafia (1968).

Ebbene, il critico e scrittore Roberto Curti chiarisce il perchè della (impensabile) sovrapposizione tra alter ego e regista (qui l'approfondimento). In breve non esiste nessun Lorenzo Sabatini, inteso come regista italiano. È esistito, invece, Warren D. Kiefer (nato nel New Jersey nel 1929) per anni ritenuto solo uno pseudonimo! Ed è lui il vero regista dei tre film citati. Ma come ha fatto a scomparire di scena, Kiefer? Ingaggiato nella produzione de Il castello dei morti-vivi, per una questione burocratica legata al finanziamento del film si è reso conveniente farlo passare per italiano. È allora che Kiefer, in omaggio al pittore manierista del XVI° Secolo, adotta il nome fittizio di Lorenzo Sabatini. È da ricordare, inoltre, che l'amicizia di Kiefer con Donald Shuterland (interprete appunto de Il castello dei morti vivi) è certificata dal nome dato dall'attore al figlio: Kiefer! Per ricapitolare, a chi si fosse perso comprensibilmente, Scacco alla mafia e Mademoiselle de Sade e i suoi vizi non sono film diretti da Lorenzo Sabatini, ma da Warren Kiefer (foto seguente).

 

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"La virtù non conduce ad altro che all'inazione più stupida e più monotona, il vizio a tutto ciò che l'uomo può sperare di più delizioso sulla terra." (Marchese de Sade)

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