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The Ossuary

Regia di Jan Svankmajer vedi scheda film

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La recensione su The Ossuary

di OGM
8 stelle

La cappella del monastero cistercense di Sedlec, nella Repubblica Ceca, ospita un monumentale ossario, formato dai resti di circa 70.000 vittime delle guerre e delle pestilenze che colpirono la popolazione della regione di Praga nei secoli XIV  e XV. L’obiettivo di  Jan Svankmajer ci conduce all’interno di una meraviglia architettonica unica al mondo, che è il frutto dell’impegno decennale dello scultore ceco František Rint e della sua famiglia: l’uomo, con l’aiuto di sua moglie e dei suoi due figli, tra il 1860 ed il 1870 utilizzò le parti di migliaia di scheletri per realizzare elaborate decorazioni artistiche, che ora coprono quasi per intero le pareti della chiesa, con eccezionali effetti plastici ed estetici. L’osso, da simbolo della morte, diviene la componente viva e luminosa di una raffinata creazione umana: la natura, anziché spegnersi per sempre, ritorna ad esistere sotto forma di una nuova invenzione, che parla degli errori commessi dall’uomo, e delle sue pene,  ma anche della sua capacità di sviluppare un pensiero libero ed originale. Dietro il viaggio, carico di curiosità e passione, compiuto da Svankmajer alla scoperta di quel luogo  straordinario si nasconde il perché di uno stile, di un’instancabile ricerca del movimento inedito, dell’accostamento inusitato, della vita fantasiosa e svincolata dalla logica, che porta gli oggetti inanimati ad esprimere una bellezza capace di definirsi da sé, senza riferimenti a modelli prestabiliti. L’elegante splendore delle composizioni ossee di Rint è la lampante dimostrazione pratica che il genio può brillantemente superare le tradizionali classificazioni concettuali, come quella che traccia il confine tra la vita e la morte, e i convenzionali criteri estetici, che vogliono l’ameno distinto dal macabro, e la gioia dal dolore.  La sfida è aperta a tutti, ma ci vogliono una ferra volontà ed una sensibilità fuori dal comune per affondare le mani nel pericoloso abisso dell’assurdo e del tabù, e trarne la materia prima per uno strabiliante gioco di magia.

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