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Il volto di un'altra

Regia di Pappi Corsicato vedi scheda film

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La recensione su Il volto di un'altra

di alan smithee
8 stelle

Due minuti di insolita atmosfera horror-montana aprono a sorpresa l'ultimo bellissimo film di Pappi Corsicato. Un regista che mi piace sin dagli esordi, i primi anni '90 di quel suo "Libera" gioioso, colorato, fiero e post-moderno che lo fece soprannominare l'Almodovar italiano.
E che comunque, sarà il caso, sarà una premeditazione, ma ad un anno circa di distanza dalla penultima ed un po' controversa fatica del più noto regista iberico ("La pelle che abito" intendo), il nostro Pappi si ripresenta al pubblico con un film che parla, pure lui, di chirurgia plastica e di visi rifatti; di inquietanti maschere facciali e bende che celano al loro interno i dettagli di una identità a cui dovrà corrispondere una nuova vita ed un nuovo destino.
Il fulcro di questa commedia briosa e grottesca, maliziosa ma anche molto realista nel fotografarie i vezzi e i vizi di un'Italia popolata di mostri che cercano la bellezza ormai solo come un valore esteriore, è un casuale incidente in cui un water finisce per sfondare il lunotto anteriore della lussuosa autovettura guidata da Bella, una star televisiva in declino dopo il calo di ascolti della sua trasmissione: un reality in cui il marito, affascinante chirurgo plastico, opera in diretta le sue pazienti promettendo loro la bellezza e la perfezione seducente della sua giovane consorte. Deturpata (almeno così sembra) nel volto, la donna attira a sé nuovamente tutto il clamore e la folla di gente che poco prima pareva averla abbandonata, e lo scaltro marito, indebitato sino al collo con la sua clinica di lusso,  approfitta di quest'incidente per lucrare il compenso dell'assicurazione. Ma in tutta questa macchinazione i due furbi coniugi non hanno tenuto conto del ragazzo che ha causato incidentalmente la disgrazia, un operaio dell'ospedale con velleità canore che, oltre a rivendicare un trattamento salariale migliore, approfitta delle bocchette dell'aria di cui cura la manutenzione, per ascoltare i retroscena della truffa posta in essere dai due furbi coniugi, per poi ricattarli.
Corsicato si destreggia abilmente in una commedia dal buon ritmo, a tratti spumeggiante, che scivola pure nel giallo/noir alla Wilder (La fiamma del peccato) e tuttavia non rinuncia alla patina ironica del melodramma alla Sirk di "Magnifica ossessione" (dove Alessandro Preziosi è un moderno Rock Hudson "vagamente" più spregiudicato che si prende cura - "vagamente" più per calcolo che per amore - della sua musa ed amante Laura Chiatti/Jane Wyman). Il tutto infarcito del più riuscito tono grottesco di un cinema che ricorda molto le commedie amare e insieme ironiche di Petri e che non rinuncia a ritrarci un'Italia popolata di famiglie che amano il turismo macabro e voyeuristico a ridosso delle tragedie o delle cronache più becere. Una società di gretti approfittatori dove pure le suore si fanno pagare per permettere ai paparazzi di fotografare le intimità più nascoste (Iaia Forte, da sempre musa del regista, torna in pista con uno strepitoso ruolo di monaca intransigente ma non troppo, che non passa inosservato). 
Un cinema quello del regista napoletano, che alterna i colori accesi e le luci soffuse e calcolate della televisione più patinata, col bianco e nero coreografico dei deliziosi momenti salienti delle operazioni chirurgiche, cadenzate ritmicamente come balletti sincronizzati tra bisturi e infermiere sexy, che non vedono, non sentono, non parlano ma risultano coordinate e perfettamente sincronizzate come in un varietà degli anni '80; fino a rendersi conto che la mancanza di colore non è (solo) uno squisito riuscitissimo ed efficace vezzo registico: che se comunque anche lo fosse, viene tuttavia tatticamente giustificato dalla esigenza peculiare ed irrinunciabile dell'illustre vanesio professore che, per sua stessa ammissione, rivela candidamente di annullare i colori in sala operatoria perché la vista purpurea del sangue lo impressiona.
E la minaccia semiseria di un'asteroide che fa rotta proprio sulla Terra e pare prediliga il nostro italico territorio per collidere al suolo, alla fine sarebbe davvero l'unica soluzione razionale e meritata per porre rimedio definitivo ed efficace alla bruttura che ci ha sconvolto la vita e dalla quale non pare esserci via d'uscita. Infatti anche quando il gioco si fa duro e la nostra bella protagonista decide di vendicarsi e svuotare il sacco svelando i retroscena di una truffa colossale ai danni non tanto dell'assicurazione, quanto ancor più nei confronti del pubblico, destinato a bersi ogni balla che gli viene propinata, la verità è così inverosimile che lascia perplessi per qualche secondo per poi venir scambiata per un arguto colpo di scena in nome dello spettacolo e delle ragioni dell'audience. 
Gran finale col botto, dove lo champagne è sostituito da fogne che zampillano, inondando di escrementi putrescenti la mostruosa popolazione della clinica, mentre da fuori e ancor più in televisione tutta questa grottesca assurdità sembra uno dei soliti spettacoli coreografici calcolati per la delizia degli occhi di chi guarda, mentre un piccolo asteroide finirà per centrare il medesimo bersaglio proprio nell'istante in cui un annuncio radio ne escludeva totalmente la possibilità di attrito sul suolo terrestre.
Come a dire che la storia può ricominciare, tanto alla fine noi popolino teledipendente e di stomaco buono ce le beviamo tutte le storie, anche le più assurde ed inverosimili.

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