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Underworld. Il risveglio

Regia di Måns Mårlind, Björn Stein vedi scheda film

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La recensione su Underworld. Il risveglio

di supadany
6 stelle

Torna Kate Beckinsale e questa è la principale attrattiva (anche se poi la sostituta Rhona Mitra non aveva demeritato) dopo un terzo capitolo nel complesso deludente, non torna invece il regista Len Wiseman (il marito di Kate, beato lui) che passa la mano al duo svedese costituito da Mans Marlind e Bjorn Stein non certo due adoni del mestiere.

Dopo aver trascorso dodici anni imprigionata e ibernata Selene (Kate Beckinsale) si risveglia, fugge e soprattutto scopre di essere diventata madre.

Non solo, la giovane, frutto dell’amore tra un vampiro ed un Lycan, è oggetto delle mira di una corporazione che è disposta a tutto pur di utilizzarla come cavia dei propri studi che nascondono motivazioni distruttive.

Toccherà a Selene salvarla e porre fino a questo piano.

Film scattante, col pensiero tutto rivolto al versante action, ben sfruttato, finendo però col trascurare il resto.

Se è vero comunque che la storia di fondo è onorevole per il genere, e che i rapporti affettivi che si muovono sullo sfondo sono tra i più viscerali possibili (madre-figlia, ma anche l’amore per un uomo perso da tempo), purtroppo non possono sfuggire diversi errori e superficialità che minano pesantemente la credibilità del soggetto.

Fortunatamente, dopo un avvio non proprio allettante, il film ingrana una marcia dignitosa trovando soprattutto nel finale un discreto numero di sequenze adrenaliniche con Selene che pare uscita da un prodotto anni ’80 e con la vittoria contro il gigantesco lycan ottenuta con furbizia (ammetto di essermi esaltato in quel momento).

Purtroppo, a testimoniare che le idee non erano tante, il tutto si risolve alla velocità della luce (75 minuti è la durata, troppo poco), con già una finestra spalancata sul futuro, quando, visto l’esiguo minutaggio raggiunto, si poteva tranquillamente andare un po’ oltre, questo senza sbarrare per forza la strada per gli inevitabili sequel.

Pellicola quindi piuttosto banale nella sostanza, e nemmeno sufficientemente affilata per acume, ma che trova nella protagonista, e in una concitazione ben servita, il suo valore determinante per non essere rigettata in toto.

Senza fine.

 

Björn Stein

Piuttosto abile sul versante action, che caratterizza buona parte della pellicola, assai in difficoltà sul (poco) resto.

Certo per questo molto dipende dal soggetto, ma qualche correzione migliore in corso d'opera si poteva apportare senza svenarsi.

Måns Mårlind

Piuttosto abile sul versante action, che caratterizza buona parte della pellicola, assai in difficoltà sul (poco) resto.

Certo per questo molto dipende dal soggetto, ma qualche correzione migliore in corso d'opera si poteva apportare senza svenarsi.

Kate Beckinsale

Torna in campo dopo una sosta ai box ed il suo è un ritorno gradito, assolutamente necessario per salvare il film.

Gagliarda e tosta.

Michael Ealy

Sufficientemente squadrato in un ruolo ordinario, ma interpretato con giustezza.

Più che sufficiente.

India Eisley

Ha una presenza significativa e il ruolo le offre qualche possibilità di mettersi in mostra.

Sandrine Holt

Come minimo si può dire che i quarant'anni li porta benissimo.

Theo James

Sembra un pò la copia carbone di tanti altri "bellocci".

Stephen Rea

E' il nemico della "nostra" eroina.

Niente di eclatante, ma un lavoro a gettone portato a termine con professionalità.

il che non guasta mai.

Charles Dance

Piccola parte che non lascia traccia, ma mi ha fatto un certo piacere rivederlo in scena.

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