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Il pezzo mancante

Regia di Giovanni Piperno vedi scheda film

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La recensione su Il pezzo mancante

di OGM
8 stelle

Cosa resta di un sognatore. E dei suoi mondi, quello di ricchezza da cui continuava a fuggire e quello di una libertà che avrebbe voluto conquistare. Entrambi andati in frantumi. Sacrificati alla globalizzazione e a quel crudele destino che si accanisce con particolare ferocia contro le grandi famiglie. Edoardo Agnelli, il figlio ribelle  dell’Avvocato, morto suicida nel 2000 a soli 46 anni, è solo l’ultimo tassello che salta da un mosaico nato per decomporsi. Probabilmente sarebbe ancora vivo, osserva qualcuno nel film, se poco prima di lui non se ne fosse andato, in seguito ad una grave e rarissima malattia, il cugino Giovanni Alberto, detto Giovannino: un altro discendente diverso, disallineato rispetto alla tradizione, che si preparava ad ereditare un impero, eppure capiva le inquietudini che troppo spesso si nascondono dietro il potere.  Il documentario di Giovanni Piperno si muove lungo quel confine sottile, rimasto per lo più all’ombra della cronaca, dove, per oltre un secolo, la storia della FIAT è stata lambita dalle cupe stravaganze della vita umana. Ira von Fürstenberg sfoglia con nostalgia l’album delle sue foto da ragazza. Susanna Agnelli, nella sua autobiografia, descrive la personalità della madre Virginia, che, dopo la prematura scomparsa del marito, allevò da sola sette figli, eppure era una donna tanto fragile. La poetessa Marta Vio rievoca la figura del suo compagno Giorgio Agnelli, il fratello di Gianni che soffriva di schizofrenia, e per questo fu nascosto in una clinica svizzera. Sembrano solo curiosità da gossip, però sono autentici scorci di esistenza, che partecipano all’imperfezione della realtà, e così indicano i luoghi sconosciuti in cui si annidano i germi del declino.  Questo film è un collage di frammenti eterogenei, da brani di interviste a spezzoni di réclame televisive, in cui il mito del progresso si mescola con le testimonianze della debolezza. La leggenda imprenditoriale nata, nel 1899, con la casa produttrice di automobili fondata dal Senatore Edoardo Agnelli, ha continuato, per molti decenni, a produrre, nell’immaginario popolare, miraggi di benessere e  fantasticherie da spot pubblicitari. Solo la crisi dei primi anni ottanta ha posto un freno alle illusioni. È da quel momento, forse, che il carisma degli Agnelli ha cominciato ad appannarsi, preparandosi a diventare quella maschera grottesca che Piperno, anche con l’aiuto di caricature animate, sovrappone alle storiche icone di una volta. L’obiettivo della produttività, le attività ricreative per i dipendenti, la solidità della 850 erano parte di qualcosa in cui l’Italia del boom amava fortemente credere. Erano valori collettivi e impersonali, e dunque capaci di radunare le masse dietro un traguardo comune. Questo film, per contro, mette a nudo le divisioni e gli individualismi che, col passare degli anni, avrebbero irreversibilmente minato quell’idea di solidale e serena unità. Un dolore disgregante ha caratterizzato la parabola di una dinastia industriale che sembrava indistruttibile ed è stata per tanto tempo  l’orgoglio della nostra nazione, prima che la sua identità sfumasse nella confusa geografia della new economy. Dietro la gloriosa facciata covava il solito ordinario squallore, quello di cui siano tutti circondati, ma che – tirando in ballo un fondatissimo luogo comune -  assurge a tragedia solo quando riguarda personaggi famosi. Il pezzo mancante, con il suo stile disinibito e trasandato, riesce a sconfiggere anche quell’ultimo baluardo dell’ipocrisia.  E ci immerge, tristemente, in una scia di sofferenza che si trascina a lungo nel silenzio prima di affiorare in superficie, e rivelarsi agli occhi del pubblico;  il che solitamente avviene all’improvviso, e sempre quando ormai è troppo tardi.   Questo film, così disorganico e surreale, non ci racconta tutto, e non ci spiega quasi niente; però il suo scopo non è fornirci informazioni. Il suo scopo è trasmetterci una suggestione: quella che, girovagando tra i ricordi e frugando a caso negli eventi marginali, comunica l’indistinto ed amarissimo sapore di una resa.  

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