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Ganja Fiction

Regia di Mirko Virgili vedi scheda film

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La recensione su Ganja Fiction

di Storiedicinema
7 stelle

“Tendiamo sempre a ciò che è vietato e bramiamo ciò che ci viene negato” Publio Ovidio Nasone.

 

 

La paura di mostrare più del consentito e il timore di infrangere determinati tabù non ha permesso una più che meritata distribuzione nelle sale di questa coraggiosa pellicola di Mirko Virgili, regista indipendente dal non trascurabile talento, in grado di emergere nonostante il budget limitato. La scelta di rendere gratuitamente visibile il suo film in vari canali web, e di conseguenza negarsi una buona fetta di ricavi, gli auguriamo venga ripagata da un forte ritorno in termini di notorietà. 
Il titolo del film, e non solo quello, trae palese ispirazione dal tarantiniano Pulp Fiction (specificato quando si invoca l'aiuto di Mr. Wolf). Non mancano nemmeno i riferimenti al cinema di Guy Ritchie. Il regista non si limita però a ricalcare i grandi successi del genere, personalizza ed italianizza la sua opera plasmandola in un vero pulp moderno dal sapore tricolore: citazioni, musiche nostrane, ambientazioni, dialoghi, caratterizzazione dei personaggi. Virgili mostra di avere brillanti idee e audacia, oltrepassando barriere che nel nostro paese, fermo a preconcetti cinematografici quantomeno datati, appaiono più insormontabili che altrove.

 

Si inizia dalla fine. Due amici, l’introverso Becchino e lo sfacciato Sasà si trovano in un coffee shop di Amsterdam a fumare dell'erba quando improvvisamente se la danno a gambe. Poi si torna indietro di un anno, i due sono a Roma e lavorano per una prorompente ragazza che gestisce un'agenzia di pompe funebri. Sasà ha il vizio del poker, quello alla texana, e ama percorrere le vie apparentemente più semplici, rischiose ma redditizie. Un "facilone" di evidente stampo italiano che convince Becchino ad accettare un prestito dall'usuraio di zona, il pericoloso Varano. L'incontro con personaggi viscidi e decisamente più furbi trascinerà i due in una pericolosa serie di guai alla quale non sono affatto preparati. Ma non è l'unica storia. Altre grottesche vicissitudini vedono protagonisti personaggi come Mr. Nice, spacciatore che ha una sensazionale erba al sapore di fragola o Mago, Mocio e Spettro, Tre sballati poliziotti dediti all'uso di sostanze stupefacenti. Sono molte le curiose figure che lo scorrere dei minuti ci presenta, fino a farle incrociare tra loro, scatenando violente rappresaglie culminanti in veri e propri riti macabri.

 

La sceneggiatura risulta a tratti leggermente confusionaria e la voce fuori campo non sempre basta a chiarire le idee. In alcuni momenti si fa infatti fatica a mettere a fuoco le varie situazioni. È solo un piccolo neo di una pellicola stilisticamente legata alle produzioni americane del genere (l'uso di soprannomi per i personaggi, le storie solo apparentemente slegate tra loro, i flashback) ma dal sapore comunque innovativo per il nostro cinema e dotata di una sua personale identità ben definita. Virgili alterna in rapida successione ironia e splatter, violenza ed erotismo (davvero sopra le righe la fellatio alla canna della pistola di Ludmilla Rad?enko, che interpreta la spogliarellista Luna). Accompagna le poco eleganti scene con raffinate citazioni storiche, per nulla fuori luogo e anzi capaci di innalzare il gusto della pellicola e dare un titolo alle varie sequenze. Infine, quasi pentito dal decadimento messo in mostra nella pellicola, sembra voglia redimersi facendo trapelare una velata morale, la rivalsa della giustizia. Ma non vale per tutti, perché per alcuni c'è sempre una via di fuga.

 

L’intera pellicola è visibile su Youtube 
https://www.youtube.com/watch?v=pQTxcFKHmSs&feature=youtu.be

 

locandina

Ganja Fiction (2010): locandina

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