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Il villaggio di cartone

Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film

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La recensione su Il villaggio di cartone

di supadany
6 stelle

E’ sempre un piacere vedere un artista di una certa età mettersi ancora in gioco coniugando due temi molto delicati, nella fattispecie immigrazione clandestina e Chiesa/fede, ed a livello di significato siamo dinnanzi ad un’opera che può vantare meriti considerevoli, ma poi il tutto rimane troppo rinchiuso in se stesso e non solo perché l’azione si svolge sempre all’interno delle stesse quattro mura.

Una chiesa di moderna costruzione viene svuotata di tutti i suoi cimeli, in quanto non più operativa.

Il vecchio prete (Michael Lonsdale), che ha lì dimora, non si rassegna al nuovo corso, al contrario del sacrestano (Rutger Hauer) quando questo spazio sarà invaso da un folto gruppo di clandestini in cerca di un rifugio.

Il prete li difenderà dal graduato (Alessandro Haber) che è sulle loro tracce.

Passano gli anni ma Ermanno Olmi è ancora, e forse anche in virtù della sua età, uno che non le manda di certo a dire.

Non ha nessuna paura di esporsi, conosce bene la natura umana, d’altronde l’esperienza insegna, anche per questo la rottamazione non è certo strumento valido a prescindere, e sa benissimo come valorizzare il contenuto senza bisogno di suppellettili o artificiosità di sorta.

Così gli basta un semplice (scarno) set, quasi come se fossimo di fronte ad una rappresentazione teatrale, per sviscerare questa storia.

Purtroppo, per quanto il senso ultimo traspare in maniera nitidamente opposta al freddo di una chiesa moderna e grigia (e non solo perché ormai svuotata del suo credo), il film, di brevissima durata, motivo in più per cui si poteva ovviare a questa discriminante, non affronta in maniera compiuta tutti i suoi personaggi (soprattutto la comunità che vi ci nasconde), eccezion fatta per il personaggio di Michael Lonsdale, caratterizzato nella sua vecchiaia, ormai prossimo alla morte, in maniera efficacissima (sarà che anche l’attore ci mette una partecipazione semplicemente encomiabile) .

Così, a livello concettuale, ma anche figurativo, “Il villaggio di cartone” risulta un film decisamente importante, ma poi manca di incisività nel cesellare i momenti chiave ed anche alcune piccole dinamiche secondarie.

Per questo motivo, forse relativo, ma sicuramente non totalmente trascurabile, si sente la mancanza di un appiglio necessario in più per valorizzare maggiormente tutto quanto esposto.

Importante a prescindere, ma non del tutto espresso. 

Su Ermanno Olmi

Regia senza paura forse troppo pertecipe per essere approfondita fino in fondo.
In ogni caso valido.

Su Michael Lonsdale

Valorizza al meglio un personaggio significativo che in qualche modo richiama il suo recente in "Uomini di Dio" di Xavier Beauvois.
Certezza.

Su Rutger Hauer

Piccola parte, lui quasi irriconoscibile.

Su Massimo De Francovich

Sufficiente.

Su Alessandro Haber

E' il graduato senza cuore.
Personaggio scarsamente valorizzato, ma che comunque non prometteva molto.

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