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Bitch Slap. Le superdotate

Regia di Rick Jacobson vedi scheda film

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La recensione su Bitch Slap. Le superdotate

di scandoniano
2 stelle

Trixie (Julia Voth), mora, di professione gatta morta decerebrata, Camero (America Olivo) aggressiva e incosciente dalla chioma castana e la rossa Hel (Erin Cummings),  fredda e metodica. Cosa ci fanno 3 donne belle e misteriose, tanto differenti tra loro, nella stessa automobile nel bel mezzo del deserto? Nessuno si fida di nessuno: comincia il gioco delle alleanze, tra sensazionali scoperte e numerosi falsi indizi.

L’inizio in medias res, con situazione ambigua e successiva narrazione ad effetto a svelare l’antefatto, attraverso numerosi flashback, non è una novità nella storia del cinema recente. A questa affascinante modo di narrare si affida il regista Rick Jacobson per raccontare una storia che vuol essere originale, ma che di fatto non lo è per niente. Jacobson attinge a mani piene dai film più sorprendenti degli ultimi anni, arrivando a confezionare un mix malriuscito tra “I soliti sospetti”, “Memento” e tutti i film di Quentin Tarantino. “Bitch slap – Le superdotate” sorprende, certo, ma lo fa per il fatto che in uno stesso film sussistano dialoghi improponibili, recitazione sopra le righe, situazioni involontariamente surreali, messa in scena patetica (gran parte dei flashback è girata con sfondi artificiali giustapposti in post produzione).

Chi si attendeva un film alla Russ Meyer, visti gli “argomenti” proposti dalle tre giovani protagoniste, non rimane deluso, dato che l’estetica del film (ed in particolare la fotografia) ha una valenza primaria: si pensi ai giochi con l’acqua degni di un sexy autolavaggio o le ingiustificate e fuori luogo pose alla Playboy, nonché i ralenti che ricordano Pamela Anderson che corre sobbalzando nella serie anni ‘90 “Baywatch”. Purtroppo Jacobson però esagera, creando un videoclip degno di Fifty cents, allungato fino a quasi 2 ore di durata e perdendo di vista l’umorismo nonsense ed il ritmo serrato di Meyer. Il film finisce per essere uno spocchioso inno all’esagerazione (nel fisico delle attrici, nella cruenza di certe esecuzioni, nell’andamento narrativo da mal di mare) che porta ad un’artificiosità spaventosa. In fondo, ci si chiede, cos’è “Bitchslap”? Un Thriller? Un film d’azione? Un blaxploitation per bianchi? Una cosa è certa: è un carrozzone pieno di cianfrusaglie inutili: chi ha amato i riferimenti ad Hattori Hanzo e il mistero di Kaiser Soze potrebbe rimanere traumatizzato dalla visione. In definitiva, un film più finto di una tetta al silicone.

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