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Morte a Venezia

Regia di Luchino Visconti vedi scheda film

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La recensione su Morte a Venezia

di LorCio
8 stelle

Il musicista Gustav von Aschenbach, prossimo alla vecchiaia, prende alloggio nel lussuoso Hotel des bains del Lido di Venezia. Indifferente a tutto, viene colpito dalla bellezza dell'efebico adolescente Tadzio, ospite con la sua famiglia nello stesso albergo. Dopo un fallito tentativo di fuga, non può fare a meno di pedinarlo. Venezia è in preda a un'epidemia di colera e Gustav si ammala. Partendo da Thomas Mann, il conte Visconti, in pieno crepuscolo di gloria, coglie l'occasione per riecheggiare il Proust che non è mai riuscito a portare in scena, cercando nei ricordi d'infanzia la cifra per affrontare l'assoluto presente della visione. C'è chi legge questo film - ma prima ancora il racconto al quale si ispira - la parabola più elegante, sottile e subdola sulla pedofilia. Sarà vero, chissà. D'altronde la malata passione che l'anziano e decadente Gustav prova per lo splendido e giovanissimo Tadzio non è una storia d'amore canonica, esemplare, pura: è piuttosto la degenerazione di un sentimento, o meglio ancora, i postumi causati da una situazione irrecuperabile di inesorabile declino. Quindi l'attrazione per Tadzio va letta nel contesto funereo dell'indagine introspettiva e psicologica del protagonista, che proprio a Venezia raggiunge l'apoteosi della propria insoddisfazione e la consapevolezza che Tadzio è il solo antibiotico palliativo all'indifferenza. Si chiama Morte a Venezia, per ovvi motivi, ma potrebbe anche denominarsi Morte di Venezia: mai come in questo film, la Serenissima è una triste e stanca testimone del passato qualunque esso sia stato. La sontuosità della messinscena, non a caso molto premiata, è una chiara dichiarazione d'intenti (dens fotografia di Pasqualino De Santis, raffinati costumi di Piero Tosi, preziose scene di Ferdinando Scarfiotti) e la stessa sceneggiatura, scritta con Nicola Badalucco, è più attenta alla psicanalisi che ai dialoghi, facendosi narrazione attraverso la disanima di uno stato d'animo. Sofferta interpretazione di un esimio Dirk Bogarde e sublime apparizione di una spettrale Silvana Mangano.

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